Brazilian Jiu Jitsu, Luta livre e Grappling a Genova http://spartamma.blogspot.it/
martedì 24 novembre 2009
CITAZIONE DEL GIORNO
Letto sulla bacheca deglia amici del Grappling Clan Roma
Vittoria anche nel K1
Il nostro Team si presenta con un Alessio Maggiani in splendida forma nella specialità K1 (calci pugni e ginocchiate per intenderci). Onor del vero specialità da noi non praticata, ma visto le proposte arrivateci …. Why not? Il suo avversario è un coriaceo atleta proveniente dalla nobile palestra Ursus di Milano (boxe kick e k1), la cat. È la – 67.
La serata prevede vari incontri di valetodo alcuni dei quali con atleti allenati dall’amico Vitaliano Sestito (Sestito accademy, di Perugia).
Pronti via e Alessio, parte aggressivo anche se un filo scomposto terminando la ripresa con ottime combinazioni ed un poderoso high kick andato a segno (qualche secondo in + …..). La seconda riparte allo stesso modo l’avversario si rifugia in clinch per poi colpire di ginocchio, i colpi importanti li mette a segno Ale al volto e alla figura (anche se qualche bel low kick l’avversario lo porta a segno). La terza vede un calo di tecnica e i due contendenti che legano con alcune buone combinazione da ambo le parti. Onore delle armi all’avversario.
Il verdetto unanime vede Ale Vittorioso (ottima prova bimbo continua così).
Gli incontri aumentano e anche le vittorie (così come i complimenti degli addetti ai lavori), per questo giovane volitivo guerriero. Fiero di te fratello. Che tu sia da esempio e da traino per gli altri giovani del nostro giovane team.
A presto le foto
giovedì 12 novembre 2009
Coppa Italia FIGR
Nella 74 kg si è una settantina la maggior parte, ad onor del vero iscritti in classe B (noi in prima serie si sarà c.a 13/14, tutti tosti) nella mia categoria ci sono alcune defezioni di rilievo ma le pool sono durissime lo stesso, così come raggiungere il peso.
Il palazzetto è colmo (evento Figr in collaborazione con Emiliano Lanci shoot team Modena, KL per intenderci…una garanzia) , mi presento accompagnato dal mio fratellino Simo “duro” Conti (sempre più scoppiato causa infortunio rimediato in palestra e quindi assente giustificato nella competizione) e gli altri ragazzi dell’RGC (capitanati da Berni). La fortuna inizialmente mi sorride (strano) e salto il primo turno.
Incontro Omar Barioni (shoot team) bronzo ai recenti campionati italiani, atleta coriaceo e preparato sotto ogni punto di vista, forte, resistente e tecnico (una bella gatta da pelare), fortunatamente riesco ad imporre il mio gioco fatto di posizioni e consolidamenti, finisce due a zero ma con un avversario che mi tiene sul filo sino all’ultimo secondo. Passo subito in semifinale e mi ribecco Giordano Brozzi (atleta che ho recentemente affrontato a Livorno in occasione della RGC Cup) non lo prendo sottogamba anzi, so che è molto preparato ed ha un bjj fluido ed efficacie, che dire ... non va, lavora molto ai margini del tappeto e il regolamento non prevede punteggi se si atterra fuori finisce 0 a 0 e perdo il sorteggio (strano!!! Non succede mai), cio significa che se anche nell’extraround non riesco a fare punto si perde (pure con la parità), attacco prendendomi dei rischi e mi caccio in un triangolo che lui abilmente chiude (complimenti a Giordano).
Finale terzo quarto posto mi incontro con l’ottimo Manuel Sancez Grappling clan Roma (atleta che precedentemente aveva eliminato addirittura un brasiliano cintura nera di bjj) e che ha un brillante gioco di guardia, porto a casa il risultato 1 a zero di mestiere e mi aggiudico il bronzo.
Bella esperienza anche se ammetto di aver lottato contratto e molto difensivo (in realtà non è questo il mio gioco) per portare a casa il risultato … e ora si torna a sudare in vista dei prossimi appuntamenti agonistici.
lunedì 2 novembre 2009
Buona anche la seconda
Alessio Maggiani età 22 anni al suo secondo incontro di boxe conferma le aspettative.
Ad una sola settimana di distanza concede la rivincita al suo avversario pratese e vince per K.O. alla prima ripresa sorprendendolo con un poderoso gancio dopo appena 40 secondi dall'inizio del match.
Che dire Ale siamo fieri di te continua così.
martedì 27 ottobre 2009
Maggiani buona la prima
Da rimarcare la collaborazione con x1 Boxing Carrara (e pugilistica carrarese col maestro Pensa all'angolo nell'occasione) nobile team con il qual stiamo stringendo grazie ad Alessio un ottimo rapporto.
La boxe è la pietra miliare del combattimento in piedi ed Alessio negli ultimi sei mesi è migliorato moltissimo in questa specialità, non posso che aggiungere che sono orgoglioso dei suoi progressi e convinto che possa diventare una bandiera della nostra giovane società (semprechè, continui ad allenarsi con dedizione e non perda in continuazione il treno iihihihi).
Grande Ale
martedì 20 ottobre 2009
Autodifesa !!!???
In giro per le palestre di fitness e similari brulicano, corsi e corsettini di autodifesa, cardiokick, combat cardio, fitboxe, tai chi, gne gne gne etc etc etc….. con molti iscritti spesso dalle idee poco chiare. Pensando al fumo che viene venduto sovviene l’adagio del secondo tragico Fantozzi “Per me.... la corazzata Potëmkin... è una cagata pazzesca!”
E’ ovvio che non si può generalizzare, è ovvio che ci sono istruttori e istruttori, è ovvio che molti non pretendono di mostrare "la parola che squadra ogni cosa” (citando Eugenio Montale)…
“L’autodifesa” magari fatta con pugni che partono dal bacino modello karate (non il karate in sé disciplina nobilissima) o dove si insegnano tecniche militari a gente che non ha mai fatto una flessione in vita propria, od a una fanciulla di 45 kg a difendersi da un uomo col coltello con leve alle dita, o dove si convince la gente che stando in una posizione statica per mesi (modello Tai Chi) si diventa invincibili, è per me un controsenso in termini, oltre che pratica pericolosa tendente a inculcare concetti superomistici fondati su fantomatiche discipline “superiori”.
Sarà la mia formazione marziale fatta di fatica, sacrificio e dolore, sarà che mi rattrista veder paragonare un percorso di ricerca durato anni, con la pratica in un corsetto di un paio di ore settimanali per qualche mese (con tanto di rilascio di diploma a volte), sarà che ho sempre messo al centro l’uomo anziché lo stile, sarà che spesso in questi corsi non si suda nemmeno, ma rimane il “per me…..è una cagata pazzesca”.
Questa vuole essere una risposta a chi mi chiede di aprire un corso di autodifesa (sicuramente in buona fede per carità)….chi vuole imparare a difendersi venga e faccia quello che fanno gli agonisti, per questo stimo le discipline lottatorie, perché non esiste pratica senza contatto, ed è questo che le rende così efficaci rispetto alle altre (idem per qualsiasi disciplina concernente lo striking fatta con gli stessi principi).
Senza contatto una persona non abituata può conoscere mille tecniche ma sarà sempre in posizione di svantaggio rispetto ad un potenziale aggressore, difendersi da una persona armata è sempre sconsigliabile, soprattutto se si difende la vile pecunia. Alcune regole: se fosse necessario è opportuno avvalersi di un equalizzatore (termine tecnico per dire un bastone, una pietra una lama o qualsiasi oggetto utile per il tipo di aggressione che si sta subendo), altrimenti entrano in gioco l’aggressività la prontezza di riflessi, la tecnica, la fisicità, la furbizia (è chiaramente questi discorsi valgono per un principiante, un agonista è perfettamente in grado di interpretare le situazioni e valutarne l’opportunità o meno di intervenire e come).
Contatto non significa massacrarsi ovviamente, si deve tenere presente che gli allenamenti avvengono in famiglia tra fratelli, né significa essere troppo morbidi (ci vuole un bilanciamento utile a condizionare il proprio e l’altrui corpo e necessario per poter testare le proprie capacità in un contesto il più reale possibile), si deve rispettare il compagno ed allenarsi in base al livello dello stesso.
giovedì 15 ottobre 2009
venerdì 2 ottobre 2009
Apertura Corsi 2009 - 2010
Gli orari sono i consueti, idem la sede (indicati a latere).
E' necessario presentare certificato medico di sana e robusta costituzione.
Poche sono le regole: puntualità, serietà nella pratica, rispetto nei confronti dell'istruttore e dei compagni, disponibilità nei riguardi degli ospiti e dei nuovi iscritti, evitare comportamenti e discussioni che possano arrecare nocumento all'immagine della nostra famiglia.
Il resto è sudore, fatica e divertimento.
Appena mi raccapezzo con il sistema ripubblico filmati e foto. ihihihihih
martedì 29 settembre 2009
Wedding day
Ragazzi mi sono sposato.....ringrazio tutti gli invitati, amici e parenti, ma soprattutto ringrazio mia moglie.. per sopportare e aver sopportato il sottoscritto e la famiglia allargata che si porta appresso.
I miei testimoni di nozze ... il dott. Conti (video a sinistra, in tenuta elegante e stranamente senza parrucca)... e L'arch Olivieri "Zamo" venuto da Siviglia per la cerimonia (video a destra, anch'egli elegantemente vestito ... nella sua sobrietà). Ovviamente a fine serata.
E' stata una bella festa e per il sottoscritto e signora l'inizio di una nuova vita. Ancora grazie a tutti e godetevi questa chicca.
Un abbraccio a tutti fratelli.
lunedì 31 agosto 2009
Allievo - Maestro
Oramai è un anno che si è nel Rio Grappling e questo è uno degli argomenti che abbiamo discusso ...avendo poi visto l'articolo non posso far altro che riportarlo, condividendo appieno il pensiero alla luce del mio percorso di alievo prima ed istruttore adesso.
Di Bernardo Serrini:
"Era da un pò che mi frullava in testa di scrivere qualcosa sul rapporto allievo - maestro, vale a dire sul legame che deve intercorerre a mio parere all'interno di una scuola seria, che faccia dell'ambiente costruttivo e rilassato un credo fondamentale. Una premessa: non credo alla mentalità del dojo in stile giapponese, il rispetto è una cosa che si conquista, non che si impone. Non mi piace la disciplina militare, specie se presente in scuole dove non si fa arte marziale, nell'unico senso che la parola ha, cioè addestramento al combattimento. Scuole dove si è rigidissimi sul saluto, punendo l'allievo se magari sbadiglia e finendo ogni allenamento senza aver neanche sudato. Allo stesso modo ho avuto a che fare con maestri che vivevano di divieti verso i loro allievi, considerati clienti al momento del pagamento della retta mensile, ma studenti stile Myagi-Daniel La Russo al momento che questi chiedevano di entrare in contatto con altre realtà.Vietare agli allievi di provare altri stili o di allenarsi in altre scuole, al momento che questi correttamente chiedono il permesso, secondo me rappresenta solamente una puerile difesa contro il materializzarsi di ataviche paure tipo che l'allievo si accorga di quanto il proprio maestro sia limitato e di quanto l'ambiente che frequenta sia scarsamente stimolante alla crescita. Oscurare la realtà per far si che non la si veda è solo un palliativo, se non sei capace di migliorare e metterti in discussione continuamente non fai il tuo dovere verso l'allievo. Si deve far si che sia sempre una scelta e mai un obbligo ottenuto con ricatti morali, quella che l'allievo fa rimanendo nell'ambiente dove è cresciuto. Ho visto troppi promettenti atleti rimasti a coltivare il loro orticello, senza acquisire nulla in termini di conoscenza e crescita se non quel poco che gli offriva il loro maestro. Un match all'anno, magari di infimo livello e poi più nulla. Rimasti a guardarsi le punte dei piedi per non andare contro parole come "rispetto", "amicizia"e "non essere un traditore". E il maestro invece? Rispetta l'allievo se gli impedisce di fatto di crescere? Non tradisce forse la sua fiducia impedendogli di scegliere? E' corretto se in nome dell'amicizia non gli permette di realizzare il suo sogno?In altre parole, quanto vale un allievo che rimane in palestra solo per devozione? Quanto sarà stimolato a competere e crescere? Quanto darà alla scuola?Dal punto di vista dell'allievo invece, ci si deve aspettare correttezza, nel senso di non agire alle spalle, non nascondere nulla ed essere sempre diretti e sinceri. Chiaramente è giusto che se sei un cliente ti comporti da tale, ed è giusto che se la scuola ti da delle agevolazioni, come atleta o come insegnante il rapporto sia un pò più profondo.Mi rendo conto che è difficile trovare il giusto equilibrio, ma personalmente al momento ritengo di avere il meglio del meglio come allievi, in quanto a rispetto, correttezza e crescita attraverso il Jiu Jitsu. Non nascondo che in passato qualcuno era venuto con altri intenti in palestra, e magari ho dovuto "mettermi i guantini" per far capire certe cose....Ma la vittoria più grande è stata quella di aver fatto intendere a queste persone il vero spirito della scuola, dove si ride, si scherza, si suda, si soffre, si vince, si perde e si impara ad essere uomini migliori. Si aiuta perciò il compagno più debole a crescere, non lo si riempie di colpi e lo si ostacola per mettere in risalto noi stessi e quanto siamo bravi".
riprendo questa parte: "Si ride, si scherza, si suda, si soffre, si vince, si perde e si impara ad essere uomini migliori" questo è lo spirito questa è la meta, crescere assieme ognuno secondo le proprie capacità con dedizione sacrificio ed allegria, senza preclusioni senza orticelli o falsi miti.
giovedì 23 luglio 2009
Brazilian Jiu Jitsu
Il Brazilian Jiu-Jitsu era sconosciuto al di fuori della sua patria sino alla sua esplosione di popolarità sulla ribalta mondiale negli anni '90. La reazione iniziale della comunità marziale nei confronti di questo stile sino ad allora incognito fu come minimo controversa. Basandosi su principi morali ed estetici alcuni rifiutarono l'idea di sfide e competizioni tipo Mixed Martial Arts (: incontri con regole minimali). Altri invece annunciarono che gli eventi di MMA non erano nient'altro che interessanti show con poco a che vedere in merito al combattimento reale, dato che veri scontri coinvolgono più assalitori, armi, pavimenti di cemento e cose del genere.
Tra i molti artisti marziali che accettarono la validità dei match MMA come un'importante prova della efficacia in combattimento, emerse una grossa dose di confusione in merito al più vincente stile di combattimento -il Brazilian Jiu-Jitsu. Molte persone notarono la verosimiglianza tra le tecniche del Ju Jitsu tradizionale e quelle del BJJ, in particolare alcune tecniche di sottomissione e di posizionamento al suolo sopra l'avversario. Su questa base, alcuni erroneamente capirono che il Brazilian jiu-Jitsu fosse nient'altro che una sottospecie del Ju Jitsu tradizionale. Questa confusione iniziale non fu aiutata dalla condivisione di molta terminologia da parte delle due arti.
E' importante comprendere che ci sono grossissime differenze tra il BJJ e il JJ tradizionale, ben al di là della lettera di differenza nel nome! Il fatto che il BJJ avesse avuto un tremendo successo nelle competizioni MMA, non replicato poi dal JJ tradizionale, è un chiaro segno che il Brazilian Jiu-Jitsu possiede importanti elementi tecnici e di combattimento assenti nel Ju Jitsu tradizionale. Poche persone sono state in grado di articolare il ragionamento per iscritto, cosa che ha condotto a una diffusa convinzione sul fatto che le vittorie del BJJ vendicassero l'onore di tutti gli stili di Ju Jitsu.
E' dunque necessario una precisa descrizione delle differenze tra i due sistemi. Quando chi scrive affronta l'argomento, si finisce spesso a delle insulse descrizioni del BJJ quale "sistema di combattimento al suolo" o che usa semplicemente in maniera più efficace il principio di leva e le tecniche del JJ. Nonostante una parziale verità di certe asserzioni, le reali differenze sono ben più profonde.
Ma prima di esaminare le differenze, iniziamo con ciò che unisce entrambi.
Per prima cosa, tutti i sistemi di JJ possiedono un chiaro intento ideologico nell'uso di una tecnica efficiente per sconfiggere la forza bruta.
Secondo, andando a ben vedere ci sono molte tecniche classiche -finalizzazioni, proiezioni e via discorrendo- che sono parte integrante di entrambi BJJ e JJ tradizionale. Nonostante ciò, le differenze tra BJJ e JJ sono notevoli, e le vediamo adesso nel dettaglio.
Strategia di posizionamento
La più importante differenza tra le due arti è l'uso di una raffinata strategia di posizionamento che è unica al BJJ. Questa strategia di posizionamento affonda le sue radici nelle esperienze registrate nei veri combattimenti effettuati dai Gracie mentre erano impegnati negli allenamenti e negli scontri reali all'epoca degli anni cruciali allo sviluppo di quest'arte. Abbiamo visto che il punto cruciale di questa concezione è: quando due persone si scontrano in combattimento, c'è un vasto numero di posizioni che essi possono occupare relativamente l'uno all'altro. Alcune di queste posizioni danno un vantaggio al combattente, altre svantaggi e certe sono più o meno neutrali. Per esempio, se una persona impegnata in uno scontro fosse in grado di porsi dietro il suo avversario, avrebbe un rilevante vantaggio posizionale e potrebbe colpirlo con efficacia, mentre l'altro mal potrebbe rispondere a sua volta a una persona che gli sta da tergo. Dunque, è cosa di buon senso per un combattente far di tutto per finire dietro l'avversario nel corso di uno scontro. Il far questo accresce notevolmente la possibilità di una persona di rendersi pericolosa abbassando allo stesso tempo grandemente le chanches di essere feriti dall'altro uomo.
Un efficace controllo della posizione è pure collegato a un'altra cruciale abilità di tutti gli stili di JJ, cioè l'abilità di terminare lo scontro per mezzo d'una presa di sottomissione.
Il JJ tradizionale possiede un vasto arsenale di prese di sottomissione ideate per costringere un avversario a cessare la resistenza e arrendersi oppure incorrere nel serio rischio di menomazione o messa in stato d'incoscienza. Molte di queste prese però, sono difficili da applicare efficacemente in combattimento reale per la semplice ragione che l'avversario non è sotto controllo in misura sufficiente quando si prova la presa. La strategia posizionale che è il cuore del Brazilian Jiu-Jitsu incoraggia l'uso delle finalizzazioni soltanto quando un sufficiente controllo dell'avversario è stato conseguito tramite una posizione dominante. Questo è il concetto chiave che permette di darsi buona spiegazione dell'impareggiato successo del BJJ negli scontri 'senza regole' (MMA, sfide interstile o liti reali che siano). Questa strategia di posizionamento è meglio applicabile tramite uno stile marziale di grappling. La ragione è abbastanza ovvia. Al momento che si è afferrato l'avversario, si può indirizzare il suo movimento e perciò detenerlo nella posizione desiderata. Se non lo si contiene, sarà libero di allontanarsi da ogni posizione svantaggiosa per lui.
Il miglior posto dove costringere il movimento di qualcuno è al suolo poiché la maggior parte delle persone non si muove efficacemente al suolo (è un qualcosa che va appreso) e anche perché il peso corporeo può essere usato per atterrare e immobilizzare qualcuno molto più facilmente che in posizione eretta. Questa è ragione per la quale il BJJ sceglie di portare lo scontro nel corpo a corpo stretto -dove cioè si può ottenere una posizione dominante sul proprio avversario- e di lì (se abbiamo ben operato) si può condurre lo lotta al suolo, laddove una posizione dominante può essere mantenuta. Nonostante il BJJ abbia un ampio numero di mosse nel suo repertorio, tutte possono essere fatte rientrare in due ampie categorie:>br> 1-quelle che permettono al combattente di attuare la strategia di avanzare da una posizione a un'altra più dominante (tecniche dette di posizionamento)
2- quelle che consentono al combattente di finire velocemente ed efficientemente lo scontro (tecniche dette di sottomissione o finalizzazione)
In generale, accade che le tecniche di posizionamento conducano un combattente all'opportunità di piazzare delle finalizzazioni. Il controllo posizionale offre a una persona le condizioni ottimali per applicare delle prese di sottomissione mentre allo stesso tempo si limita abbondantemente la possibilità dell'avversario di piazzarne lui a sua volta. Vista così, l'attenzione per la posizione di solito è maggiore che per la finalizzazione.
Questo è l'essenziale della strategia posizionale che forma il nocciolo strategico del Brazilian Jiu-Jitsu. Andiamo adesso oltre e vediamo le altre cruciali differenze tra BJJ e JJ tradizionale.
Metodologia d'allenamento
Il secondo elemento in ordine d'importanza nel BJJ e ciò che lo separa dagli stili tradizionali è la metodologia d'allenamento che esso impiega per insegnare la sua strategia posizionale e le sue tecniche agli allievi. Questa è stata ereditata da Maeda, che fu uno degli studenti di punta di Kano e che fece del allenamento reale (randori) la base del suo metodo d'allenamento.
Il JJ tradizionale viene appreso quasi esclusivamente attraverso i kata, dei set precostituiti di movimenti in serie applicati su un partner interamente cooperante. Non c'è contatto durante le simulate tecniche percussive e l' '"avversario" si muove passivamente insieme alle tecniche. Opposto a ciò, il BJJ possiede un modo di allenarsi molto vicino a quello del Judo. E' basato su tecniche applicate a un compagno che resiste e che a sua volta fa di tutto per applicare le sue tecniche e ottenere la vittoria. Questo è un vero sparring lottatorio (grappling). Durante questo sparring, gli allievi acquisiscono la cruciale abilità di applicare le loro tecniche di grappling su qualcuno che non coopera e che contrattacca con le sue azioni.
Come si può immaginare, questo è molto più difficile che lavorare tramite kata prearrangiati. Per assicurare la sicurezza durante questo sparring reale, gli allievi non possono applicare i colpi -anche se invero quelli che si preparano per incontri MMA si mettono i guanti e aggiungono anche i colpi- e chiaramente non possono utilizzare ditate agli occhi, strattoni ai capelli, colpi ai genitali o altre tattiche di questo tipo che si vedono negli scontri da strada. La pratica mostra, comunque, che l'aspetto del combattimento riguardante la lotta è il più determinante in uno scontro reale. Allenandosi in queste tecniche di grappling per mezzo di giornaliere sessioni di sparring, gli allievi lavorano costantemente sull'elemento più importante di una rissa tramite un approccio che assomiglia molto a come lo applicherebbero nel vero combattimento. Usando solo l'accorgimento di piccole modifiche rispetto a scenari da combattimento in strada (tattiche sleali), lo studente di Brazilian Jiu-Jitsu può facilmente fare il passaggio da una seduta di allenamento a un vero alterco. La stessa strategia posizionale e gli stessi movimenti, uniti a solide abilità di finalizzazione guadagnatesi in duri scontri quotidiani in palestra, permettono il rinomato successo del BJJ nel combattimento reale.
Ma va notato che esistono significative differenze tra il randori di Judo e quello di BJJ. Molti stili di grappling proibiscono certe tecniche di sottomissione, mentre lo sparring del BJJ è piuttosto libero da limitazioni. Per esempio, il Judo acconsente solo a leve al gomito e strangolamenti. Il Sambo proibisce invece gli strangolamenti e la Lotta Olimpica qualunque tipo di tecnica di finalizzazione. Il BJJ permette praticamente qualunque tipo di presa di sottomissione insieme a strangolamenti e soffocamenti; così i praticanti divengono abili a difendere l'intero panorama delle finalizzazioni. In più, l'allenamento viene fatto con il gi (kimono) e senza. Quindi gli adepti sono esposti al più vasto panorama di variabili d'allenamento.
Sistema di punteggio
Il cuore della metodologia d'allenamento del BJJ è nell'uso di un sistema a punti (che è lo stesso usato nelle gare di BJJ) progettato per rispecchiare la realtà di un vero scontro. Abbiamo in precedenza notato che una volta che la rissa ha inizio i due avversari possono sforzarsi di assumere una certa posizione rispetto all'altro. Queste posizioni possono essere concepite in una gerarchia: si va da quelle molto buone a quelle pessime. Il sistema di punteggio del BJJ assegna punti all'atleta ogni volta che passa a una posizione migliore: più è valida la posizione più punti vengono assegnati. Ma se l'atleta fugge da una brutta posizione non gli vengono dati punti per quello -dato che è semplicemente il suo dovere. Per esempio, in un combattimento reale, se riusciamo a ottenere una aderente posizione di controllo alle spalle del nostro avversario, è chiaro che abbiamo un considerevole vantaggio perché da lì è difficile per lui applicare una finalizzazione e ancor più colpirci, mentre per noi è agevole tra una varietà di percussioni, soffocamenti, strangolamenti, leve alle braccia, leve cervicali e via discorrendo. Questo lampante vantaggio posizionale otterrebbe punti con il sistema di punteggio del BJJ. Conquistare una posizione di controllo di spalle all'avversario fa infatti segnare il punteggio massimo (4 punti).
Differenze tecniche
Altre notevoli differenze esistono tra il JJ tradizionale e il BJJ. A differenza del BJJ, il JJ conserva molte tecniche che non potrebbero essere usate in gara o nello sparring. Per esempio, molti dei colpi più utilizzati dal JJ sono diretti ai genitali, occhi e altre zone sensibili del corpo umano; inoltre si insegnano molte tattiche sleali quali mordere, tirare i capelli, pestoni e roba del genere. Nel BJJ mancano del tutto certe tattiche, infatti ogni tecnica di BJJ può essere utilizzata in un regolare match di MMA. Oltre a rimuovere tutte le tecniche che non possono essere praticate a piena potenza su un avversario non-cooperante, c'è stata una revisione su larga scala di tutte le tecniche da parte dei maestri di BJJ. Ciò è avvenuto in parte anche per via della corporatura minuta di alcuni dei più importanti membri della famiglia Gracie. Mancando di altezza e forza, essi furono costretti a ricercare il più efficace uso del leveraggio e della biomeccanica al fine di far rendere al meglio le tecniche. Il risultato è una significativa riprogettazione delle tecniche tradizionali. Ad esempio, il BJJ pone una chiara enfasi sulle tecniche che fanno uso dei grandi gruppi muscolari del corpo umano (gross-motor-movement) in rigoroso contrasto con i movimenti basati sugli apparati muscolari più piccoli, che coinvolgono delicate e precise manipolazioni, tipo uso di mani e dita (fine-motor-movement). Roteare una mazza da baseball rappresenta un buon esempio di comune uso del gross-motor, mentre infilare la cruna di un ago del fine-motor.
Molte delle più importanti soluzioni del Ju Jitsu tradizionale si basano sul fine-motor-movement. Ad esempio, molte tra le tecniche in piedi di leva al polso, leva alle dita e affondi agli occhi -così prevalenti negli stili tradizionali di JJ- necessitano di assoluta precisione delle dita delle mani. Però certe delicate variazioni (fine-motor) sona davvero difficili da ottenere durante una concitata e stressante azione di combattimento reale. Pensiamo un po' a come sarebbe infilare un ago mentre il cuore impazza e si è nel bel mezzo di una tempesta adrenalinica! Nel pieno di uno scontro i movimenti basati sui grandi gruppi muscolari (gross-motor) sono molto più facilmente impiegabili con successo. E' per questa ragione che molte delle tecniche centrali del JJ sono o assenti o molto poco importanti nel BJJ.
Quando si paragona il BJJ al JJ, diviene presto evidente che il BJJ è molto più simile nella forma ad altri stili di lotta che al JJ tradizionale. Ciò non sorprende guardando alla genealogia del BJJ. Maeda, il combattente giapponese che insegnò a Carlos Gracie, fu per lungo tempo praticante di JJ tradizionale, ma divenne allievo del Judo di Jigoro Kano a 18 anni e infatti fu nel Judo che Maeda davvero eccelse, scalando rapidamente le gerarchie degli anziani del Kodokan. Era di livello così alto che fu scelto da Kano per la rappresentativa di Judo spedita in Nord America. Questo era un onore concesso solo ai migliori maestri e combattenti del Kodokan, e mostra chiaramente quanto alto fosse il rispetto di cui godeva Maeda presso i suoi collegi e insegnanti. Maeda era stato influenzato pesantemente dai metodi di allenamento di Kano, che erano centrati sullo sparring reale (randori) e sull'influsso delle tecniche di lotta al suolo che erano entrate nel Judo dopo la sconfitta patita col Fusen Ryu JJ. E' obbligatorio far comprendere che il Judo odierno è assai diverso da quello di prima del 1925, quando era molto meno limitato nel regolamento e nell'intervento arbitrale. La lotta a terra (ne waza) all'epoca era molto più importante di adesso, così tanto da determinare gli incontri di Judo e far imporre da Kano un amplissimo cambiamento nelle regole per impedire che la lotta al suolo dominasse completamente nel Judo.
Da allora numerose aggiunte alle limitazioni e ai regolamenti del Judo hanno progressivamente eroso la quantità di grappling veramente permessa nelle gare, e questo per una varietà di cause. Per prima cosa, Kano aveva nette aspirazioni olimpiche per il suo sport (poi realizzate nel 1964) e la preoccupazione per l'interesse del pubblico potrebbe avergli fatto limitare l'uso del ne waza. Il risultato è stata una caduta d'interesse dei judoka per la lotta al suolo, dato che le attuali regole rendono poco profittevole sprecare fatica nell'allenamento del ne waza.
Ma c'è una importante eccezione a questo trend generale. Una particolare diramazione del Judo - il Judo Kosen- ha sempre rigettato la pressione a enfatizzare le tecniche di proiezione a scapito della lotta a terra. Nelle gare di Kosen è quasi sempre la lotta a terra a decidere l'esito degli incontri. Se esiste un'altra arte marziale a cui il Brazilian Jiu-Jitsu assomiglia, questa è senza dubbio il Judo pre-1925, che esiste solo nelle poche organizzazioni di Judo Kosen sopravvissute a tutt'oggi.
L'unico stile di Ju Jitsu tradizionale con cui il BJJ ha strette connessioni è il Fusen Ryu, che fu un diretto precursore del Kosen. Il Fusen però è praticamente scomparso dopo essere stato assimilato dal Judo. Le somiglianze tra il Kosen e il BJJ sono largamente maggiori di quelle tra BJJ e JJ tradizionale.
http://www.team-centurion.com/articoli/differenze.php
mercoledì 22 luglio 2009
Cos'è il Sanda
La maggior parte delle competizioni di Sanda vengono svolte su di una pedana rialzata chiamata Leitai, e i combattenti indossano protezioni alla testa (caschetto), al torace (corpetto), alle mani (guantoni) e alle gambe (paratibie), ai genitali e alla bocca.
Durante gli incontri di Sanda sono permessi i colpi di pugno, di calcio, e le proiezioni a terra. Questo per quanto riguarda il Sanda dilettantistico. In Cina vengono organizzati tornei chiamati "King of Sanda" che vengono svolti su di un ring simile in tutto e per tutto a quelli usati per il pugilato occidentale, in cui i combattenti indossano come protezione solamente i guantoni e possono usare, oltre ai pugni e ai calci, anche i colpi di ginocchio. Alcuni di questi atleti di Sanda partecipano anche ad altri tornei di combattimento tra cui il K-1 e lo Shoot Boxing. A volte hanno successo, specialmente nelle competizioni di Shoot boxing, in cui il regolamento è simile a quello del Sanda.Il Sanda è una sorta di Kickboxing: posizione di guardia alta (simile alla boxe). Per le tecniche di pugno, si usano i normali diretti, ganci e montanti, più altre forme di pugno più rare. Per quelle di calcio, normali sono calci circolari, laterali, frontali. Nelle gare ufficiali si proteggono la testa, il torace con un corpetto, i pugni con dei guantoni e le tibie. Tutto il corpo è bersaglio valido, tranne le ginocchia che non si possono colpire, pena la squalifica.Dopo un iniziale periodo di studio, i contendenti si attaccano, generalmente prima con tecniche di calcio (più lunghe) e poi di pugno, a distanza più ravvicinata. Infine, tentano la presa bassa (dietro le cosce) e la proiezione (l'avversario viene sollevato, oppure semplicemente atterrato). Generalmente i round durano tre minuti. Origini:
I combattimenti di Sanda si possono vedere ormai durante qualsiasi gara o manifestazione relativa al Kung Fu Wushu e sta conoscendo la via del professionismo soprattutto negli USA. Le sue origini si perdono nelle antiche scuole di Wushu cinesi, esistenti dalla notte dei tempi delle arti marziali.La nascita di questa arte marziale si può retrodatare all'epoca della società primitiva. Per ottenere le risorse necessarie alla sopravvivenza, la gente imparò, pian piano, la lotta con il pugno e il calcio, a proiettare a terra l'avversario con l'uso delle gambe ed altre tecniche.Durante il periodo delle Primavere e degli Autunni e degli Stati Combattenti (720 a.C. - 221 a.C.), lo scambio culturale tra le popolazioni fu molto fiorente, così come le influenze delle vari stili di arte marziale.Le prime gare marziali furono quelle del Lei Tai, termine con il quale siamo soliti indicare la piattaforma rialzata dove si svolgono i combattimenti: i due contendenti si affrontavano applicando le tecniche più efficaci apprese durante la pratica, a mani nude oppure anche con armi, con l'obiettivo di mettere ko l'avversario. Purtroppo gli incontri spesso causavano gravi menomazioni fisiche o a dirittura la morte di uno dei contendenti.Dalla dinastia Song (960 d.C. - 1279 d.C.) alla dinastia Qing (1644 d.C. - 1911 d.C.), seguendo il movimento contadino e le organizzazioni segrete, nacquero molte società che si dedicavano agli esercizi marziali. Era necessario scambiare le esperienze tramite la concorrenza marziale, esistevano diversi tipi di famiglie e diverse tecniche di lotta, tra la popolazione le gare sul Lei Tai erano molto diffuse. Nei giorni di festa un combattente organizzava un "palco" e accettava le sfide di ogni altro combattente, i partecipanti non avevano bisogno di registrarsi in anticipo. Il combattimento era inteso come una forma popolare per socializzare, al tempo erano molte anche le donne che si dedicavano agli esercizi di Sanda.Pare che durante i campionati cinesi di Wushu del 1928 a Nankino (Cina Orientale) si svolsero sul Lei Tai dei combattimenti di una tale brutalità che ai 12 finalisti fu proibito di combattere per non rischiare di perdere la vita. Per questo motivo negli anni '60 il governo cinese diede il mandato ai più grandi Maestri della Cina di riorganizzare l'enorme patrimonio tecnico del Kung Fu Wushu e fu così che, dopo estenuanti trattative, nacque il Sanda che oggi conosciamo: uno sport completo, marziale, e da allora, non violento. Infatti furono sancite regole ben precise, molto severe atte ad evitare che gli atleti si potessero ferire, così permettendo ad ogni scuola di esprimere la loro esperienza e capacità.Sanda ModernoI combattimenti uno contro uno hanno una storia molto lunga in Cina, e sono stati chiamati con nomi diversi, come Xiangbo, Shoubo, Chaishou, Qiangshou, Jiji e Daleitai. Come parte però dei moderni sport da competizione e da combattimento a contatto pieno, il Sanda ha una storia relativamente breve.Nel marzo 1979, la Commissione Nazionale per lo Sport della Cina (CNSC), la più alta organizzazione sportiva ufficiale cinese, decise che tre istituti (Zhejang Provincial Sports Training Center, Bejing Physical Education University e Wuhan Physical Education College) dovevano iniziare a sperimentare il Sanda come sport da competizione. A causa della mancanza di pubblicità prima di allora, il Sanda non aveva tecniche e metodi di allenamento standardizzati, e soprattutto non aveva un regolamento. I tre istituti scelti per sviluppare lo sport Sanda dovevano formulare delle regole, criteri di giudizio e metodi di allenamento, nonché di pubblicizzare il Sanda come sport in Cina.Nel Maggio 1979, i tre istituti presentarono il Sanda in pratica durante una gara nazionale di Wushu a Nanning, nella provincia di Guangxi. Contemporaneamente, vennero organizzati altri esperimenti in altre località e province. Durante il meeting nazionale dell'ottobre 1979, il CNSC organizzò la prima performance pubblica di Sanda e gli atleti vennero selezionati dagli istituti di Zhejang, di Pechino, e della provincia di Hebei. La performance consistette non solo di tecniche, ma anche di esercizi di allenamento. Dal maggio 1980, vennero costituite molti altri istituti di Sanda, e fecero tutti una dimostrazione ai campionati nazionali di Wushu a Taiyuan. Nello stesso periodo, l'Università di Educazione Fisica di Pechino teneva competizioni sperimentali di Sanda per i propri atleti con lo scopo di migliorare l'esperienza degli organizzatori e dei giudici.Nell'ottobre 1980, il CNSC chiamò esperti dai tre istituti iniziali per formulare un regolamento da competizione. Nel maggio 1981, le università di Pechino e di Wuhan tennero per la prima volta in pubblico una competizione sperimentale di Sanda ai campionati nazionali di Wushu a Shenyang. Nel gennaio 1982, il CNSC organizzò una Conferenza Nazionale per le Regole del Sanda, per decidere il regolamento ufficiale. I sei istituti invitati furono: Pechino città, Università di Pechino, provincia di Shandong, provincia di Hebei, provincia di Guangdong, e Università di Wuahn.Dalla reintroduzione del Sanda alle prime competizioni ufficiali, un periodo di circa tre anni, il CNSC spese una grossa somma di denaro e coinvolse centinaia di atleti ed esperti di arti marziali per promuovere lo sport Sanda. Finalmente, nel gennaio 1982, furono stabilite le regole ufficiali, i criteri di giudizio e i metodi di allenamento. Dopo circa 30 anni di silenzio a causa dell'instabilità politica della Cina, il Sanda era finalmente rinato. Pechino tenne i primi campionati nazionali ufficiali di Sanda nel novembre 1982, la competizione si svolse su un cerchio di nove metri di diametro, che verrà poi modificato in un più tradizionale quadrato rialzato chiamato Leitai. Anche il regolamento è stato in seguito leggermente modificato, in modo da rendere le regole più dettagliate.Come parte delle Arti Marziali Cinesi, il Sanda sta attirando attenzione da ogni parte del mondo, con sempre più atleti e nazioni coinvolte in questo sport.EtimologiaAnticamente il Sanda era conosciuto anche con i nomi di Xiangbo (lotta contro l'altro), Shou-Bo (lotta con le mani), Bian (impetuosità), Baida, Shou-zhan.Il termine Sanda significa letteralmente "pugni liberi", viene spesso inteso come la possibilità di colpire liberamente il proprio avversario, ma può essere meglio tradotto con "combattimento libero". Questo modo di chiamare la Boxe Cinese è tipico del Nord della Cina ed è un vocabolo molto in uso nelle scuole europee e africane.Esponenti famosiAlcuni combattenti di Sanda, famosi soprattutto negli Stati Uniti, sono Cung Le, Rudi Ott e Marvin Perry. Tra gli esponenti cinesi più famosi troviamo Liu Hailong e Yuan Yubao.
Il tutto è tratto da wikipedia
venerdì 17 luglio 2009
Che cos'è il grappling? from rio grappling club wordpress
What is Grappling?
Grappling by definition, in martial arts, is any style or mix of styles that comprises techniques that rely on grabbing and controlling the opponent using body leverage as a way of achieving the supremacy through throws and take downs, pins and submissions, as oposed to “striking” martial arts that focus on knocking out and/or hurting the opponent.
Common examples of striking martial arts are Box, Muay Thai, Karate, Tae-kwon-do, Kickbox and Savate. Styles that can be qualified as grappling martial arts are Judo, Brazilian Jiu Jitsu, Sambo and Olympic Wrestling, among some others.
Some martial arts clubs train both striking and grappling, and in Mixed Martial Arts is fundamental to be a good grappler as well as a striker.
However, in the Rio Grappling Club schools, we are focused mainly in the grappling styles as we believe them to be more refined and less dangerous to one’s health than the striking ones. As a matter of fact, one can train in a safer way if sparring on grappling, without coming back home with bruises, injuries and black eyes caused by intentional blows.
No martial art is totally free from accidental injuries, though, but grappling styles tend to minimize them by smart training and use of mats and other protection and prevention from excessive force during sparring.
Some striking styles avoid contact as a way to prevent injuries but this water down their effectiveness as martial arts.
Martial arts were designed in the past to prepare one for real combat, but nowadays this need is a lot smaller than in the past due to the evolution of our societies and the effectiveness of the weapons available as no martial art can turn someone bullet proof, so more and more the martial arts are becoming sports where combat is performed under a set of rules that can vary greatly from style to style.
In the Rio Grappling Club we train extensively Brazilian Jiu Jitsu and its variation without Gi as well as Judo and Olympic Wrestling as we think those styles blend together very nicely.
giovedì 16 luglio 2009
Storia del Grappling
Il catch fu molto popolare negli USA durante gli ultimi anni del diciannovesimo secolo e i primi anni del ventesimo secolo. I combattimenti si svolgevano in un ring e duravano fino a quando un combattente sottometteva o immobilizzava il suo avversario.
Il jiu-jitsu brasiliano ha reso nuovamente popolare l’arte della sottomissione negli anni 90 focalizzandosi principalmente sul combattimento a terra. Il jiu jitsu brasiliano nacque in Brasile grazie alla famiglia Gracie ed è una evoluzione degli insegnamenti di Mitsuyo Maeda, un esperto judoka giapponese e membro del Kodokan di Jigoro Kano, che si trasferì in Brasile nel 1914.
Dagli anni 90 le Mixed Martial Arts (MMA) contribuiscono ad aumentare la popolarità degli stili di lotta con sottomissioni.
Nel 2003 fu costituita negli USA l’associazione internazionale di submission wrestling (ISWA) per sviluppare e gestire il grappling come sport amatoriale internazionale. I membri fondatori hanno passato tre anni provando e sviluppando le regole dello sport del grappling prima che la FILA (Federazione Internazionale delle lotte associate) le adottasse nel 2006. Unendosi alla FILA, l’ISWA si è trasformata nel Comitato Mondiale di Grappling (WGC). Il Grappling oggi è governato dal Comitato Mondiale di Grappling della FILA che ha come scopo lo sviluppo e la promozione di questo sport in tutto il mondo al fine di ottenere la sua inclusione tra gli sport olimpici. In Italia il Grappling è gestito dalla Federazione Italiana Grappling (FIGR) su delega della Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali del CONI (FIJLKAM). Tratto dal sito http://www.figr.it/
Federazione Italiana grappling
lunedì 25 maggio 2009
Roberto Atalla
RGC CUP
domenica 19 aprile 2009
Italiani
Ed eccoci qua
Il giorno dopo il mio primo campionato FIJKam di grappling a Roma .
Che dire ritorno con un bagaglio di esperienza e convinzione sicuramente ricco, ma con una grande amarezza.
Innanzitutto mi preme comunque evidenziare i risultati di tutto il team rio grappling. Primo posto in classe A di Bernardo - 84 e secondo di Ale Di Liberti nella - 74, nonchè i risultati dei giovani in classe b che hanno fatto eccezionali risultati.
In merito alla mia gara che dire mi girano eccome. Incontro Strazzullo al primo turno, vincitore dell coppa Italia della - 80 classe A uscente (nonchè atleta di grande spessore e persona squisita aggiungo) e atleta della nazionale, poco male sono preparato e credo che la meno settantaquattro sia la mia categoria, quindi incontrarlo prima o dopo non cambia molto. L'incontro va per il verso giusto siamo atleti simili, si lavora in piedi per alcuni minuti, dopodiché rompo gli indugi ed entro sulla singola, lo stacco e lui cerca di contrattaccare con un sumi gaeshi, difendo e lo schieno, dopodichè inizia il solito tram tram dalla guardia, passa il tempo infilo un gomito dentro sempre tenedo le mani in presa tra loro per non rischiare triangoli armabar e quant'altro e provo a passare alzandolo, pesicchia lo rimetto a terra, mi scivola un poco, ma da un'altezza di 30 ca. L'arbitro ferma l'incontro!!!! dice che è uno slam..cheeee?. Chiamano il presidente della federazione, per guardare il filmano (francamente rimango esterrefatto, il mio avverrasario persona splendida non dice nulla...poco prima sugli altri tatami si sono visti ben altri slam per uscire da triangoli e dalla guardia, al solito manca uniformità) non si riesce a capire, il bello è che mancavano solo pochi secondi alla fine quindi se fossi stato lì a terra avrei vinto l'incontro (e qui mi mangio le mani).
Morale succede che mi danno una penalità (?! e perdo un punto 1-1) e ci fanno fare due minuti supplementari, dove non succede nulla. Dopodiché vige una regola ...... chi fa l'ultimo punto passa il turno.
Quindi passa paoletto (strazzullo), atleta che rispetto. Il quale passa due turni e poi pareggia con franceschini (vanno all'extra round) e Franceschini prende un vantaggio e va in finale.
Franceschini va a vincere il titolo di categoria con il Ale Di Liberti che inizialmente gestisce bene l'incontro poi perde il ritmo e perde alcune posizioni da questo forte avversario (alessio aveva asfaltato già quattro o cinque dei + forti, un grande).
Mi sarebbe piaciuto incontrare entrambi , ad ogni modo, mi ha fatto piacere vedere uno come Raffi ovvero un'istituzione andare dai giudici a perorare la mia causa di propria iniziativa, un gran bella persona oltre ad essere un' atleta formidabile, così come lo scoglio di livorno che ha vinto benissimo nella - 84 (un grande a prescindere dal cronometro ihihihihi).
Nota dolente (interna) nessuno di noi di Sestri è venuto a vedere le gare ed a farmi da angolo è la seconda volta che succede....cz ( a buon intenditor)......"se non la meno un po' in famiglia nn sono contento"
giovedì 16 aprile 2009
venerdì 10 aprile 2009
giovedì 12 febbraio 2009
venerdì 6 febbraio 2009
Risultati da Lisbona RGC
In primis a Bernardo Serrini e a Matteo Calamandrei (RGC Firenze).
Ma anche a Matteo Capannesi, Riccardo Bennati, Alessio Di Liberti, Valerio Mori Ubaldini, Luca Perugino e Pasquale Pace.
Grandi ragazzi per i risultati ottenuti, i commenti sulle gare ed i video saranno disponibili sul sito RGC livorno http://www.branquino.blogspot.com/ .
Un encomio particolare a Pasquale Pace per aver vinto il titolo di categoria e per l'abnegazione ed i sacrifici che lo hanno portato a raggiungere tali traguardi, Bernardo me lo aveva subito descritto come un esempio all'interno del Team, poi l'ho conosciuto e non ho posso far altro che tessere ulteriori lodi....un grande.
Un abbraccio a tutti
See You Soon
venerdì 9 gennaio 2009
Fabrizio Barba
Si sono tenuti ieri le esequie di Fabrizio Barba “Fabbri”, nostro compagno e compianto amico scomparso a soli 24 anni. La nostra società si stringe attorno alla famiglia e si unisce al cordoglio dei fratelli e di papà Giancarlo (che sempre lo seguiva agli allenamenti).
“Fabbri” sin dal primo giorno si è subito inserito nel nostro gruppo assieme a suo fratello Alessandro, è stato un piacere allenarlo guardalo progredire giorno dopo giorno e scoprire il suo talento, le sue qualità atletiche e agonistiche la sua serenità ed innata simpatia. Era orgoglioso della sua appartenenza alla nostra società che ha onorato gareggiando e vincendo, debuttando già dopo pochi mesi dal suo ingresso nel nostro team. Per me, per noi, è stato un onore calcare la materassina assieme a Lui, sono fiero di averlo avuto come amico e come compagno.
Sei stato e sempre sarai parte della nostra “Famiglia” non ti dimenticheremo mai. Andrea
- ...era gentile...una persona garbata...non l'ho mai sentito giudicare nessuno...un amico che conosceva il rispetto per gli altri.
Tom
Sono qua davanti al foglio bianco che si riempie piano di parole, frasi che si sommano a frasi nel tentativo futile di mettere su carta un emozione, un sentimento… un malessere; scrivo e mi rendo conto che non c’è niente da scrivere, che si rimane muti davanti al dolore e vuoti di fronte alla perdita.
È la prima volta che scrivo un articolo per il blog…. E adesso vorrei che non ci fosse mai stata, ma questa volta il bisogno di comunicare era forte, un urgenza interiore, uno sfogo per arginare il male.
Fabri era un compagno, un amico, un ”fratellino”; è inevitabile sentirsi squassati dai ricordi, è inevitabile provare dolore, è normale sentirsi smarriti; una perdita che non si capisce e che si fa fatica ad accettare.
C’è rabbia per una cosa che si sente ingiusta ma che, ahimè, fa parte della nostra vita fin dalla nascita, il ” viaggio” è uguale per tutti, l’importante è lasciare un segno, un ricordo nelle persone con cui hai condiviso, tutto o in parte, il percorso; Fabri lo ha lasciato sicuramente in noi, nei suoi cari e in tutti i suoi amici.
La cosa che mi è sempre piaciuta di più della palestra è il gruppo… amici, compagni, una famiglia come ha scritto Andre, Fabri è parte di questo gruppo… lo sarà sempre…nei ricordi, nell’animo, nel cuore di ognuno di noi… e per questo ci mancherà ancora di più. Ciao Fabri, ciao bob, ti porteremo sempre con noi.
Tutto il mio affetto alla famiglia.
Simo
- Uno dei primi allenamenti che faceva, Fabri cadendo si è rotto un pezzo di dente, si è rialzato con tranquillità ed ha ripreso ad allenarsi. Mi ricordo questa cosa perchè ha mostrato subito quello che di lui era: un vero "lottatore" uno che sulla materassina come nella vita non centra quante botte prenda, lui si rialza sempre magari tentenna e questo lo rende umano ma in piedi ci ritorna e nel suo caso con serenità. Per me è stato un privilegio allenarmi con lui e con molta umiltà dico anche lottare.
Loca.
- - Fabbri è nelle piccole cose.In una bottiglia di Primitivo. In una felpa col cappuccio tirato su. In un cappellino militare sempre calcato sulla testa. In un modo tutto particolare di tenere su i guantoni e di chiederti scusa quando colpisce troppo forte. In un piatto riempito tre volte di nascosto perché deve perdere peso. In un paio di zoccoli. In una sigaretta fumata sul terrazzo d’inverno mentre gli altri stanno dentro al caldo perché non fumano. In un sorriso, quando dice: “No, stasera non vengo a mangiare la pizza, mio padre mi ha preparato uno dei suoi manicaretti, ma mi tengo leggero…risotto con la salsiccia…” Ciao Fabbri.
Sara
Silvia.
- É davvero molto difficile scriverti, Fabbri.
Le parole che di solito sorgono spontanee, questa volta se ne stanno chiuse nella mia testa, come in un ripostiglio troppo pieno.
Se apri la porta, vedrai che è colmo dei bei momenti trascorsi insieme, dei tuoi sorrisi, dei tuoi occhi da bimbo incorniciati da quelle ciglia così lunghe, dove timidamente, nascondevi lo sguardo di un angelo.
Io non ti dirò mai addio, perché so che sarai con noi oggi, domani e sempre.
Elvezia.
- Ieri si è svolto il primo allenamento dopo la scomparsa di Fabbri, per tutti noi quell'incontro è normalmente un momento di divertimento oltre che di sfogo, aggregazione, apprendimento e quant'altro si può fare di piacevole con un gruppo di amici. Questa volta però, questo gruppo di amici non era al completo,non c'è molto da dire....non è la stessa cosa.
Quando ho conosciuto Fabbri in tutta onestà, non ho mostrato troppa simpatia per quella persona riservata schiva e un po' timida, penso succeda spesso quando in un gruppo entra qualcuno di nuovo...beh..mi è bastato davvero poco per cambiare quella prima sbagliatissima impressione.
Fabbri è riuscito in breve ad entrare nel cuore di tutti, un po' per quell'aria di distratta leggerezza che gli hanno valso il soprannome di “Bob serenità” e per quel suo modo gentile di mettersi in gioco anche quando un'aperitivo lungo con gli amici non gli proibiva di venire ad allenarsi dimostrando in silenzio la sua caparbietà e il suo senso di appartenenza, quando io stesso rinuncio ad un allenamento per molto meno....
Fabbri è questo e molto altro ancora, sentimenti e pensieri che non riesco ad esprimere ma che sono presenti in me e in tutti noi che abbiamo avuto il piacere di condividere un po' di questa vita insieme.....Ciao Ragazzo
Un abbraccio sentito alla Famiglia
Riccardo