Quello che mi piace del nostro sport è che si può provenire da diverse realtà, si può essere di qualsiasi estrazione sociale, linguistica, religiosa, ma una volta che si sale sulla materassina, si lotta duramente senza concedere nulla e finita la ripresa ci si abbraccia e si ringrazia. Questo crea immediatamente un rapporto di rispetto e complicità che fa cadere qualsiasi barriera.
E’ lo spirito che più mi affascina di questa disciplina dura e faticosa. Ci sono meno formalismi, meno prime donne, meno mostri sacri. Non ci sono “illuminati” inarrivabili pinco pallino che ti pelano soldi (oddio qualcuno inizia ad esserci sic!!!) che non si sono mai messi in gioco in vita loro e si fanno pagare fior di quattrini per insegnare una forma, bensì uomini con i loro limiti e difetti, pieni di cicatrici ma con la faccia sorridente, che non pretendono di insegnarti l’arte definitiva, ma semplicemente il loro modo di interpretare l’arte soave, ci si saluta con una stretta di mano e si parte con la battaglia.
Non ci sono forme e gli esercizi propedeutici si fanno al 95 % in coppia e con contatto. Niente puttanate, niente false invenzioni, niente energia interna, niente colpi segreti, solo leveraggi e posture, io ti tiro questo, tu difendi e contrattacchi e via discorrendo, qui non si diventa combattenti senza combattere (come non si diventa piloti senza guidare).
Certo l’improvvisa notorietà di questo stile ha portato ad un fiorire di scuole e palestre che si lanciano nell’insegnamento del Grappling o del bjj senza grandi cognizioni di causa, da una parte ne degradano il livello, dall’altra però, consentono ad una platea sempre più vasta la fruibilità delle discipline.
Personalmente come istruttore Rgc e da atleta non posso che esserne felice, più palestre ci sono più il movimento è destinato a crescere, e sempre + marzialisti potranno apprezzare la nostra splendida disciplina. Ho pubblicato tempo fa un articolo del nostro presidente Saverio Longo (un’intervista da lui sostenuta) è stato molto bello vedere che, anche ai vertici del nostro movimento il pensiero rispecchia quello della base.
Venendo a Noi Sestresi, la stagione è appena cominciata (2 ori ed un bronzo a Livorno) e già è partito il tam tam tra noi anziani,…. siamo troppi, occorre dividere il corso in due, occorre + materassina. Effettivamente ci avviciniamo alle 20 unità, un numero interessante per poter crescere, ed un numero difficile da seguire, per uno abituato ad individualizzare l’allenamento per ogni atleta.
Sono stimoli importanti che mi fanno riflettere su quando mi capitava di sostenere allenamenti davanti a tre o 4 allievi/e, allora dubitavo sulla tipologia di allenamento, sulla mancanza di ricambio generazionale e di stimoli a competere. Dopodiché, il passaparola ha iniziato a funzionare (visto che di pubblicità gratuita sui giornali a Noi non viene fatta), ed anche il metodo di allenamento da sempre perorato ha dato i suoi frutti, senza fare concessioni o sconti (meglio chiudere che svendersi).
Il numero di atleti è aumentato, ed i vecchi, almeno quelli più affezionati, sono tornati a dare il loro importante contributo, coinvolti nel progetto RGC. Soprattutto gli agonisti sono aumentati (questo era il mio cruccio da sempre) ed hanno dato stimolo ed immagine al gruppo.
Quando si parte in massa a correre, è piacevole vedere che tutti tengono un buon ritmo, constatare la necessità di dividere il corso in due è stato necessario, confidando nella disponibilità delle mie cinture blu (scoppiati che non siete altro!!!!), per poter concentrare + tempo sugli agonisti (per modo di dire ovviamente ihihihih ignoranti come siamo ihihih).
Questo è il primo anno che si parte senza quote rosa, un po’ me ne rammarico, ed è un elemento da analizzare, aver impostato allenamenti tutti assieme con ritmi importanti, purtroppo ha dato il là ad una selezione e le fanciulle sono state le prime a pagarne le conseguenze. Selezione evitabile esclusivamente con un numero maggiore di ore e separazione dei corsi nonché di + disponibilità da parte di tutti. Anche questo sarà l’obiettivo di questo anno, rendere più accessibile la pratica, attraverso la divisione dei compiti.
Mio malgrado sono stato costretto ad allontanare coloro che non intendono praticare bjj o grappling, mi spiace ma questa è la nostra politica, lo scopo non è crescere nel numero ma qualitativamente, almeno per ora, + agonisti e + atleti (nulla di eugenetico per carità, ma semplice vademecum, quando saliranno di grado altri due o tre elementi si potrà ragionare diversamente).
Non lo facciamo per soldi né per un’effimera fama locale, quindi chi non vuole sudare ma vestire delle cinture colorate vada altrove, sicuramente troverà una casa più accogliente.
Altrimenti si correrebbe il rischio di trascurare quelli che ci seguono da più tempo, che hanno sudato e faticato con noi sino ad oggi, inseguendo nuovi che magari si allenano per un mese e poi mollano perchè si fatica, cercheremo di moltiplicare gli sforzi tentando di andare incontro alle esigenze di tutti, aprendo le porte a nostri simili ed al necessario ricambio generazionale.
Ovviamente il tetto massimo alle iscrizioni resterà quello noto.
RGC Sestri Presente
Leggo le tue righe e mi sembra che tu stia parlando di noi qui in terronia... stessa situazione, stessi numeri, stesso trend in crescita, stesse problematiche... è bello doversi sbattere per qualcosa che però da i suoi frutti!! sopratutto se i principi sono qualità e non per la quantità. Grande come sempre...
RispondiEliminaGrande Vanni...il rio grappling non è un'accozzaglia di team. Ma una vera e propria famiglia marziale. Non è un caso che ci si ritrovi in quello che scriviamo e negli obiettivi che ci poniamo. Le idee ed i modi possono essere diversi ma i principi sono gli stessi. Un grande abbraccio
RispondiEliminaAndrea