giovedì 3 marzo 2011

Tempi di Rimpasti marziali

Ultimamente iniziano a brulicare in ogni dove ristoranti giapponesi, ma di Giapponesi in giro (almeno di residenti) non se ne vede manco l'ombra, che succede?
Ebbene i cinesi abili commercianti (sin dai tempi antichi) cavalcando l’onda del momento e sfruttando una certa somiglianza, si sono reinventati giapponesi riqualificando le loro attività (con metodi ingannevoli aggiungo).
L'occhio ed il palato consapevole ovviamente non sono suggestionabili da tali sofisticazioni, però i poveri neofiti potrebbero cadere in errore e rimanere profondamente delusi, con conseguente screditamento della mirabile cultura culinaria nipponica.
Nelle arti marziali sta succedendo la stessa cosa, fior di istruttori W.T.,KS, K.M., M.K., AK,KD... etc. etc. etc. negli ultimi tempi si stanno riconvertendo in maestri di MMA, BJJ o Grappling.
Qual'è l'origine di tale migrazione, le ragioni sono molteplici, occorre però fare una premessa.
Non tutti sti signori sono cazzari chiaramente... buona parte di costoro però non ha mai fatto agonismo in vita propria. Hanno ottenuto gradi, stellette, cinture, riconoscimenti, partecipando a corsi, corsettini, stage, pagando questo e quello e a loro volta, viste le spese sono costretti ad effettuare lo stesso metodo con altri pur di rientrare dei costi, quindi passaggi di grado a pagamento, corsi di 20 ore per diventare istruttori di questo o quello, vere e proprie catene di Sant’Antonio.
Poco importa se si fanno quelle arti (magari funzionano anche, il mio non è un approccio celodurista, non mi occupo di autodifesa), il problema è che i nostri sport, sono forgiati sulle competizioni e quivi l'arte del trasformismo oltre ad essere facilmente smascherabile può comportare anche gravi conseguenze.
Tutti gli insegnanti di prima e seconda generazione italiana provengono dalle esperienze marziali + disparate e tutti, o quasi, sulla materassina ci hanno messo la faccia oltre che le chiappe.
Reinventarsi a 40/50 anni gran maestri di bjj, è veramente una puttanata che trascende il ridicolo. Il rischio principale è vedere le materassine invase da cinture nere prese pagando corsi di 2 mesi mordi e fuggi, quando a noi altri, comuni mortali, ci è stato spiegato che requisito minimo sono un centinaio di incontri e 10 anni di pratica nonchè un livello tecnico confacente.
Ma anche questo potrebbe andare bene mi dicono che alla lunga la qualità paga...la mia domanda però è altra, quanto tempo ci vorrà prima che le persone si accorgano di queste mistificazioni? E quando se ne accorgeranno non sarà troppo tardi?
Credo che ci si debba fare un bel esame di coscienza, soprattutto per chi fa parte dei team più blasonati. Personalmente penso che crescere quantitativamente in stile franchising seppur a prima vista possa sembrare un grande successo sia un’emerita puttanata. Nel mio piccolo credo che nella quantità si perdano radici e qualità, rischiando di andare incontro ad una progressiva spersonalizzazione dei nostri gruppi ed ad un degradamento tecnico globale.
A monte di questa smania espansiva possono esserci anche nobili principi divulgativi, non è detto che ci sia la vile pecunia, però l’immagine che si da all'esterno è proprio quella dell’avidità... da amministratore di società pongo la crescita come obiettivo primario, ma vari sono gli step da percorrereonde evitare di finire gambe all’aria, in primis l’investire in risorse tecnologiche ed umane (bruttissima parola) con formazione e ricerca.
Allo stesso modo nei gruppi strutturati come i nostri la crescita può essere proficua ma solo se controllata. Allargarsi a macchia d’olio è un grande errore, gli ingressi devono essere centellinati, garantendo ai gruppi nuovi supporti tecnici costanti e pretendendo in cambio condivisione di principi e valori, solo così non si degrada una splendida realtà.
Nel nostro piccolo vediamo ogni anno arrivare nuove reclute presso la nostra provinciale realtà, alcune tramite il blog, la maggioranza per passaparola, e come ogni anno solo i più volitivi e simili a noi rimangono diventando parte integrante del nostro familistico gruppo. E’ chiaro le porte rimangono aperte così come le idee, ma i principi devono rimanere quelli condivisi per questo non abbiamo mai fatto marchette al fine di aumentare numericamente svilendo la nostra natura. Guardandoci da fuori forse l’immagine è quella di un gruppo di persone antiestetiche (Adone ci è nemico) chiuso ed ermetico, assolutamente falso, le nostre porte sono aperte a tutti, il nostro sport è comunicazione,
Rgc Sestri brutti ma buoni

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