I corsi del Rio Grappling Club Sestri Levante riprenderanno il 20 settembre ore 20:00.
Gli iscritti possono allenarsi presso la Chiavari Ring (lotta chiavari) sino a tale data.
Chi vuole allenarsi o vuole provare può contattarci al numero di telefono a lato.
La stagione sta per cominciare tenetevi pronti.
Il camp con il maestro Roberto Atalla inizia oggi, per coloro che intendono partecipare, anche per pochi giorni, ogni informazione può essere individuata sul sito del Rio Grappling Club Ferrara (link negli amici Rgc a lato).
RGC Sestri presente
Brazilian Jiu Jitsu, Luta livre e Grappling a Genova http://spartamma.blogspot.it/
lunedì 23 agosto 2010
mercoledì 4 agosto 2010
Domande marziali
Spesso i primi interrogativi che molti marzialisti si pongono sono: quale stile sia il migliore e se è meglio un’arte marziale tradizionale (AM) oppure uno sport da combattimento (SC).
Premesso che: tutti sono convinti di praticare lo stile migliore ed efficace del mondo, pertanto, mi forzerò mio malgrado di non fare un’apologia a Brazilian Jiu jitsu e Grappling (anche se a parer mio chi non ha provato sulla propria pelle l’efficacia di tali discipline non può considerare chiusa la propria ricerca).
La quasi totalità degli atleti del nostro team ha praticato, chi più chi meno, altri stili in altre scuole per svariati anni, io stesso nel mio percorso formativo ho praticato più stili e sono stato seguito da più istruttori/maestri.
Nel mio peregrinare e nell’incontrare atleti provenienti da altri stili ho rafforzato alcune convinzioni che sono divenute punti fermi nel mio vivere la pratica quotidiana.
Punto primo: l’uomo deve essere al centro di ogni cosa, ci sono discipline e tecniche che calzano a pennello a talune persone ed altre che sono assolutamente fuori luogo, è l’atleta fare la differenza (un 100kg non può lavorare con le tecniche di un 65 kg, un’atleta con leve lunghe non può lottare come un brevilineo), compito dell’istruttore non è creare cloni di se stesso ma promuovere il talento dell’atleta nelle direzioni più adatte al di lui spirito e fisico, alle volte suo malgrado consigliando altri sport/stili o sconsigliando l’agonismo.
Punto secondo: la forza e la resistenza spesso premiano nonostante una tecnica meno sopraffina (chi dice il contrario è un’ipocrita), senza un’adeguata preparazione atletica non si ottengono risultati (di Maradona ce ne sono pochi in giro). Non esistono vie brevi e misteri della fede. Senza sacrifici non si raggiungono risultati. Frasi fatte… forse, ma è bene imprimersele nella mente. Poi chi cerca percorsi esoterici può ritagliarsi il tempo per lo studio dell’energia … ma questo non deve essere a discapito dell’ “hardcore training”. Se si cerca il misticismo andate in un monastero non in una palestra. Non adagiatevi sugli allori attendendo la folgorazione sulla via di Damasco … là fuori è un brutto mondo.
Punto terzo: diffidare di chi impedisce ai propri allievi di allenarsi fuori dalla propria palestra ed in altri stili. Spesso dietro ai cosiddetti valori di fedeltà e a parole come tradimento ed infamia, sono celate le insicurezze degli istruttori. E’ importante promuovere scambi ed allenamenti in comune, questi consentono di apprendere metodologie di allenamento diverse ed accrescere il proprio bagaglio tecnico. Diffidate altresì di coloro che fanno i forti con i novizi, caricandoli come delle sveglie per dimostrare la propria superiorità (è dimostrazione di insicurezza, sempreché il novizio non sia un prepotente, in questo caso capire che nessuno è invincibile può essere molto educativo) e di quelli che non fanno sparring.
La sempreverde diatriba su cosa sia più efficacie tra arti marziali tradizionali e sport da combattimento, nell’ anno 2010 ha perso gran parte del suo significato (almeno per il sottoscritto).
Trovo anacronistiche gran parte delle tecniche con l’uso delle armi (la polvere pirica ne ha cancellato l’utilità), le arti marziali avevano come scopo primario alla loro nascita la salvaguardia dell’incolumità personale ed erano nate per la guerra … finalità anacronistica (almeno in questo maledetto bel paese … dove per costituzione art. 11 Cost si dice “l’Italia ripudia la guerra etc. etc.” sebbene sia un principio applicato con le solite nostre interpretazioni interessate) a meno che non si sia militari.
Dopodiché ognuno è libero di fare quello che vuole, dalla lotta nel fango, ai corsi di ricamo, purché si diverta e non faccia l’eroe in situazioni di pericolo mettendo a rischio se od altri.
Il risultato è che, salvo varie eccezioni ovviamente, spesso il percorso marziale di coloro che si dipingono tradizionalisti è un percorso di ricerca rivolto per i più a una ricerca interiore similmonastica o all’estetica, trascurando la parte atletica e il combattimento tout court, preferendo lo studio delle forme e dell’energia.
Il fatto di aver trascurato l’atletismo ed il contatto è stato un grande errore dei tradizionalisti moderni (questo è un ossimoro si si) i maestri cinesi, giapponesi, indiani, vietnamiti, coreani, filippini etc. etc., ponevano alla base dei loro insegnamenti una preparazione atletica estenuante e dedicavano il tempo restante allo studio dell’energia (o come lo si vuol chiamare). Ad es..leggendo il libro dei cinque anelli si può notare come Musashi dia per scontata la preparazione fisica del samurai (non appena mi verrà restituito il libro citerò la frase precipua ihihihih).
Come si fa a fare pratica senza praticare? Trovo la scusa “la mia arte è troppo letale” una sciocchezza pericolosa … perché tutti questi ragazzi/e che si illudono di avere imparato l’arte definitiva sono il più delle volte inermi in un contesto reale, facciano un bel giro in palestre di Pugilato, lotta, bjj, Thai ed affini per ridimensionarsi.
Compito dell’istruttore (ruolo che non mi calza ancora a pennello sentendomi ancora un'agonista) non è fare il maestro di vita, ma spiegare lo stile che si cerca di insegnare nel migliore dei modi conscio dei propri limiti, spingere gli allievi a fare esperienza e se hanno il fuoco dentro prepararli a competere, accettare il confronto forte delle proprie convinzioni ed esperienze e rispettare le scelte altrui.
Una persona più illuminata di me (soprattutto nello scalpo) ed immensamente più brutta, cui ho chiesto numi sull'argomento, mi ha detto “Un istruttore (per brutto che sia nel tuo caso...) deve sempre prendere la scelta migliore per l'allievo, e non cadere in facili egoismi. Purtroppo fare il maestro ha pochi pregi e molte possibili situazioni di delusione gay”.
Inutile dire che questa persona fa parte del mio team e proviene da Livorno….
Saggezza e finezza Rio Grappling Italia
Premesso che: tutti sono convinti di praticare lo stile migliore ed efficace del mondo, pertanto, mi forzerò mio malgrado di non fare un’apologia a Brazilian Jiu jitsu e Grappling (anche se a parer mio chi non ha provato sulla propria pelle l’efficacia di tali discipline non può considerare chiusa la propria ricerca).
La quasi totalità degli atleti del nostro team ha praticato, chi più chi meno, altri stili in altre scuole per svariati anni, io stesso nel mio percorso formativo ho praticato più stili e sono stato seguito da più istruttori/maestri.
Nel mio peregrinare e nell’incontrare atleti provenienti da altri stili ho rafforzato alcune convinzioni che sono divenute punti fermi nel mio vivere la pratica quotidiana.
Punto primo: l’uomo deve essere al centro di ogni cosa, ci sono discipline e tecniche che calzano a pennello a talune persone ed altre che sono assolutamente fuori luogo, è l’atleta fare la differenza (un 100kg non può lavorare con le tecniche di un 65 kg, un’atleta con leve lunghe non può lottare come un brevilineo), compito dell’istruttore non è creare cloni di se stesso ma promuovere il talento dell’atleta nelle direzioni più adatte al di lui spirito e fisico, alle volte suo malgrado consigliando altri sport/stili o sconsigliando l’agonismo.
Punto secondo: la forza e la resistenza spesso premiano nonostante una tecnica meno sopraffina (chi dice il contrario è un’ipocrita), senza un’adeguata preparazione atletica non si ottengono risultati (di Maradona ce ne sono pochi in giro). Non esistono vie brevi e misteri della fede. Senza sacrifici non si raggiungono risultati. Frasi fatte… forse, ma è bene imprimersele nella mente. Poi chi cerca percorsi esoterici può ritagliarsi il tempo per lo studio dell’energia … ma questo non deve essere a discapito dell’ “hardcore training”. Se si cerca il misticismo andate in un monastero non in una palestra. Non adagiatevi sugli allori attendendo la folgorazione sulla via di Damasco … là fuori è un brutto mondo.
Punto terzo: diffidare di chi impedisce ai propri allievi di allenarsi fuori dalla propria palestra ed in altri stili. Spesso dietro ai cosiddetti valori di fedeltà e a parole come tradimento ed infamia, sono celate le insicurezze degli istruttori. E’ importante promuovere scambi ed allenamenti in comune, questi consentono di apprendere metodologie di allenamento diverse ed accrescere il proprio bagaglio tecnico. Diffidate altresì di coloro che fanno i forti con i novizi, caricandoli come delle sveglie per dimostrare la propria superiorità (è dimostrazione di insicurezza, sempreché il novizio non sia un prepotente, in questo caso capire che nessuno è invincibile può essere molto educativo) e di quelli che non fanno sparring.
La sempreverde diatriba su cosa sia più efficacie tra arti marziali tradizionali e sport da combattimento, nell’ anno 2010 ha perso gran parte del suo significato (almeno per il sottoscritto).
Trovo anacronistiche gran parte delle tecniche con l’uso delle armi (la polvere pirica ne ha cancellato l’utilità), le arti marziali avevano come scopo primario alla loro nascita la salvaguardia dell’incolumità personale ed erano nate per la guerra … finalità anacronistica (almeno in questo maledetto bel paese … dove per costituzione art. 11 Cost si dice “l’Italia ripudia la guerra etc. etc.” sebbene sia un principio applicato con le solite nostre interpretazioni interessate) a meno che non si sia militari.
Dopodiché ognuno è libero di fare quello che vuole, dalla lotta nel fango, ai corsi di ricamo, purché si diverta e non faccia l’eroe in situazioni di pericolo mettendo a rischio se od altri.
Il risultato è che, salvo varie eccezioni ovviamente, spesso il percorso marziale di coloro che si dipingono tradizionalisti è un percorso di ricerca rivolto per i più a una ricerca interiore similmonastica o all’estetica, trascurando la parte atletica e il combattimento tout court, preferendo lo studio delle forme e dell’energia.
Il fatto di aver trascurato l’atletismo ed il contatto è stato un grande errore dei tradizionalisti moderni (questo è un ossimoro si si) i maestri cinesi, giapponesi, indiani, vietnamiti, coreani, filippini etc. etc., ponevano alla base dei loro insegnamenti una preparazione atletica estenuante e dedicavano il tempo restante allo studio dell’energia (o come lo si vuol chiamare). Ad es..leggendo il libro dei cinque anelli si può notare come Musashi dia per scontata la preparazione fisica del samurai (non appena mi verrà restituito il libro citerò la frase precipua ihihihih).
Come si fa a fare pratica senza praticare? Trovo la scusa “la mia arte è troppo letale” una sciocchezza pericolosa … perché tutti questi ragazzi/e che si illudono di avere imparato l’arte definitiva sono il più delle volte inermi in un contesto reale, facciano un bel giro in palestre di Pugilato, lotta, bjj, Thai ed affini per ridimensionarsi.
Compito dell’istruttore (ruolo che non mi calza ancora a pennello sentendomi ancora un'agonista) non è fare il maestro di vita, ma spiegare lo stile che si cerca di insegnare nel migliore dei modi conscio dei propri limiti, spingere gli allievi a fare esperienza e se hanno il fuoco dentro prepararli a competere, accettare il confronto forte delle proprie convinzioni ed esperienze e rispettare le scelte altrui.
Una persona più illuminata di me (soprattutto nello scalpo) ed immensamente più brutta, cui ho chiesto numi sull'argomento, mi ha detto “Un istruttore (per brutto che sia nel tuo caso...) deve sempre prendere la scelta migliore per l'allievo, e non cadere in facili egoismi. Purtroppo fare il maestro ha pochi pregi e molte possibili situazioni di delusione gay”.
Inutile dire che questa persona fa parte del mio team e proviene da Livorno….
Saggezza e finezza Rio Grappling Italia
martedì 3 agosto 2010
Spunti di riflessione
Il nostro fratello Max De Michelis (Rgc La spezia) mi ha fatto conoscere il pensiero di Xande Ribeiro (noto campione di BJJ) sul regolamento del BJJ (lascio lo sfogo di Xande in inglese in quanto facilmente traducibile):
"BJJ rules are messing up what jiu-jitsu really is. People are fighting for the advantage, for ...the point and for the win, but what about attacking the arm, triangles, chokes, collar chokes? Now jiu-jitsu is all about the sweeps, about holding the legs and stalling - nobody attacks anymore. Please people, lets fight, lets see the truth. Now jiu-jitsu is reduce to halfs, fifty-fiftys, 1/4 guards. Oh my God, this is terrible, they are ruining the ART and the sport is boring. Where are the takedowns? No, flying half guards and sitting on the butt. Where are the hands in the collar, X-chokes, triangles?"
Parole sante a mio modo di vedere.
Mi ero soffermato su constatazioni analoghe, senza però approfondire, in occasione della gara di Bjj di Torino, dopodiché leggendo un articolo di Max pubblicato sul blog di Bernardo Serrini http://branquino.blogspot.com/2010/07/il-jiu-jitsu-competitivo-rappresenta.html , ho deciso di sviscerare alcune sensazioni.
Nel mio piccolo credo che imparare i principi sia il modo migliore di apprendere qualsiasi cosa, nel lavoro nello studio e nelle arti marziali. Credo che l’aver dato enfasi a trick e guardie strappa-vantaggi a discapito di posizioni e sottomissioni, seppur pagando da un punto di vista puramente competitivo, stia svilendo l’efficacia di uno stile, che nasce come arte marziale tout court e non come sport (sembro un vecchio quando parlo così … SC/AM è una distinzione che cmq trovo anacronistica e su cui prima o poi dovrò confrontarmi ).
Il bjj che preferisco è quello d’attacco e basico, movimento, posizione, sottomissione (alla Roger Gracie, o alla Jacare sia chiaro basico ma altamente spettacolare)… efficace e chirurgico (trasponibile in contesti con i colpi per intenderci). Lo stile che una volta provato sulla propria pelle cancella ogni esperienza marziale passata, perchè la sensazione che un non praticante prova cimentandosi nel bjj è di pura impotenza, o meglio era, perché queste nuove forme di combattimento a mio modo di vedere allontano dalla pratica chi non riesce a percepirne la tecnicità, perché difficilmente comprensibili e scarsamente applicabili al contesto reale.
Chiaro anch'io odio l'autodifesa colpo parata leva e cagate codificate varie etc etc. come più volte scritto (basta leggere a lato del blog per capire il mio pensiero), ma il bjj non nasce per prendere dei punti, nasce per finalizzare o acquisire posizioni dominanti,è questa la sua forza è questa, a mio modo di vedere, la sua bellezza.
Di sto passo si rischia di finire come il judo sportivo che abbandonando il ne-waza ha perso parte del proprio essere snaturandosi, giungendo sino alle ultime assurde distorsioni regolamentari (non valgono più le entrate alle gambe per intenderci).
La politica dei vantaggi e del privilegiare la guardia, ha portato ad un Bjj sportivo fatto di “50/50, salti in mezza guardia e gente che parte da seduto” citando Xande, pieno di giochetti volti ad approfittare di un regolamento che spinge gli atleti a lottare per i vantaggi. Non dico di eliminare queste evoluzioni che sono connaturate alla maturazione di questa splendida disciplina, ma il non prevedere passività, premiando altresì le posizioni con vantaggi lo trovo deprimente.
Riporto infine un’altra frase sempre scovata dal grande Max fatta da Roger Gracie ( maestro/atleta pluricampione mondiale alla cui corte attualmente si sta allenando il nostro Leonardo Moscatelli) , che rappresenta il mio modo di vedere e praticare il bjj ed il grappling:
“ I think the way that I fight is a reflection of myself, because I’m a very calm person. For me, jiu-jitsu is simple. People want to complicate a lot, doing flying things… that’s the harder part. For me it’s much easier if you do it simple - you just have to do it right. I do jiu-jitsu just like everyone else - you just got to be tighter". Roger Gracie
Bjj is simple. E per me semplice è meglio.
Da agonista ritengo buona parte delle tecniche che si vedono nei video inapplicabili su avversari dotati di un minimo di fisicità ed esperienza. E siccome sono contrario a chi gareggia in categorie “mi piace vincere facile” trovo una perdita di tempo insegnare sottomissioni astruse frizzi e lazzi che entrerebbero solo contro scappati di casa. Ritengo più proficuo focalizzare la pratica su quello che entra veramente. Enfatizzando posizioni ed i principi.
Poi una volta che uno è perfettamente a suo agio e respira Jiu jitsu, si possono studiare variazioni e trick (non ancora il mio caso purtroppo)
Si deve accettare il presente e guardare al futuro ricordandosi del passato. Quindi ben vengano le evoluzioni ma non stravolgiamo la disciplina marziale che ha ridimensionato tutte le altre.
Fine
grazie Max
"BJJ rules are messing up what jiu-jitsu really is. People are fighting for the advantage, for ...the point and for the win, but what about attacking the arm, triangles, chokes, collar chokes? Now jiu-jitsu is all about the sweeps, about holding the legs and stalling - nobody attacks anymore. Please people, lets fight, lets see the truth. Now jiu-jitsu is reduce to halfs, fifty-fiftys, 1/4 guards. Oh my God, this is terrible, they are ruining the ART and the sport is boring. Where are the takedowns? No, flying half guards and sitting on the butt. Where are the hands in the collar, X-chokes, triangles?"
Parole sante a mio modo di vedere.
Mi ero soffermato su constatazioni analoghe, senza però approfondire, in occasione della gara di Bjj di Torino, dopodiché leggendo un articolo di Max pubblicato sul blog di Bernardo Serrini http://branquino.blogspot.com/2010/07/il-jiu-jitsu-competitivo-rappresenta.html , ho deciso di sviscerare alcune sensazioni.
Nel mio piccolo credo che imparare i principi sia il modo migliore di apprendere qualsiasi cosa, nel lavoro nello studio e nelle arti marziali. Credo che l’aver dato enfasi a trick e guardie strappa-vantaggi a discapito di posizioni e sottomissioni, seppur pagando da un punto di vista puramente competitivo, stia svilendo l’efficacia di uno stile, che nasce come arte marziale tout court e non come sport (sembro un vecchio quando parlo così … SC/AM è una distinzione che cmq trovo anacronistica e su cui prima o poi dovrò confrontarmi ).
Il bjj che preferisco è quello d’attacco e basico, movimento, posizione, sottomissione (alla Roger Gracie, o alla Jacare sia chiaro basico ma altamente spettacolare)… efficace e chirurgico (trasponibile in contesti con i colpi per intenderci). Lo stile che una volta provato sulla propria pelle cancella ogni esperienza marziale passata, perchè la sensazione che un non praticante prova cimentandosi nel bjj è di pura impotenza, o meglio era, perché queste nuove forme di combattimento a mio modo di vedere allontano dalla pratica chi non riesce a percepirne la tecnicità, perché difficilmente comprensibili e scarsamente applicabili al contesto reale.
Chiaro anch'io odio l'autodifesa colpo parata leva e cagate codificate varie etc etc. come più volte scritto (basta leggere a lato del blog per capire il mio pensiero), ma il bjj non nasce per prendere dei punti, nasce per finalizzare o acquisire posizioni dominanti,è questa la sua forza è questa, a mio modo di vedere, la sua bellezza.
Di sto passo si rischia di finire come il judo sportivo che abbandonando il ne-waza ha perso parte del proprio essere snaturandosi, giungendo sino alle ultime assurde distorsioni regolamentari (non valgono più le entrate alle gambe per intenderci).
La politica dei vantaggi e del privilegiare la guardia, ha portato ad un Bjj sportivo fatto di “50/50, salti in mezza guardia e gente che parte da seduto” citando Xande, pieno di giochetti volti ad approfittare di un regolamento che spinge gli atleti a lottare per i vantaggi. Non dico di eliminare queste evoluzioni che sono connaturate alla maturazione di questa splendida disciplina, ma il non prevedere passività, premiando altresì le posizioni con vantaggi lo trovo deprimente.
Riporto infine un’altra frase sempre scovata dal grande Max fatta da Roger Gracie ( maestro/atleta pluricampione mondiale alla cui corte attualmente si sta allenando il nostro Leonardo Moscatelli) , che rappresenta il mio modo di vedere e praticare il bjj ed il grappling:
“ I think the way that I fight is a reflection of myself, because I’m a very calm person. For me, jiu-jitsu is simple. People want to complicate a lot, doing flying things… that’s the harder part. For me it’s much easier if you do it simple - you just have to do it right. I do jiu-jitsu just like everyone else - you just got to be tighter". Roger Gracie
Bjj is simple. E per me semplice è meglio.
Da agonista ritengo buona parte delle tecniche che si vedono nei video inapplicabili su avversari dotati di un minimo di fisicità ed esperienza. E siccome sono contrario a chi gareggia in categorie “mi piace vincere facile” trovo una perdita di tempo insegnare sottomissioni astruse frizzi e lazzi che entrerebbero solo contro scappati di casa. Ritengo più proficuo focalizzare la pratica su quello che entra veramente. Enfatizzando posizioni ed i principi.
Poi una volta che uno è perfettamente a suo agio e respira Jiu jitsu, si possono studiare variazioni e trick (non ancora il mio caso purtroppo)
Si deve accettare il presente e guardare al futuro ricordandosi del passato. Quindi ben vengano le evoluzioni ma non stravolgiamo la disciplina marziale che ha ridimensionato tutte le altre.
Fine
grazie Max
martedì 27 luglio 2010
Interessante articolo tratto dal blog "My road to Black"
http://myroadtoblack.blogspot.com/2010/07/guarda-come-ti-lancio-con-destrezza.html#more
venerdì 16 luglio 2010
Articolo di BJJ Heroes sul nostro maestro

Roberto Atalla Facts and Bio
by admin on July 13, 2010
Roberto Atalla
Roberto Atalla is one of the finest Jiu Jitsu black belts teaching in Europe today. This legendary BJJ instructor and former World Champion is one of the founders of the Rio Grappling Club, an academy that has been producing some of the best European grapplers for the passed few years.
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Full name: Roberto de Moraes Atalla
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Roberto Atalla’s Nickname: “Risada” was a name given to him by Helio Moreira “Soneca” when he was still a white belt. The name stands for “laughter” and Helio called him that because he thought Atalla was always laughing when training.
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Roberto Atalla Lineage: Mitsuyo Maeda > Carlos Gracie > Helio Gracie > Carlson Gracie > Sergio Souza > Roberto Atalla
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Roberto Atalla’s Main Achievements in Grappling: 3x World Champion (1996 – Weight and Open Weight as a purple belt; 1997 – brown belt); World Silver Medallist (1999 – black belt); Pan American Silver Medallist (2000 – black belt); Brazilian National Silver Medallist (1999 – black belt); Rio de Janeiro State Champion (1998 – brown belt); British Sambo Champion (2003); British Grappling Champion (2003).
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Roberto Atalla Team/Association: Rio Grappling Club.
Roberto Atalla’s Biography
Roberto Atalla was born in the burgh of Botafogo in Rio de Janeiro, a neighbourhood with strong ties to the Botafogo soccer (football) team, though Atalla turned out to be a feverous Flamengo enthusiast.
He started training martial arts as a way to defend himself at school and while surfing as he was not a big individual. He had always admired Bruce Lee, but Kung Fu was unavailable where “Risada” lived and he believed Karate to be very rigid and stylised form of combat, so he chose to start training Capoeira.
In 1990 Roberto Atalla started looking at Jiu Jitsu academies, he believed the Brazillian Grappling art was more realistic then the kicking of Capoeira, so he began training in Tijuca (a famous spot for surfers) under Jean Jacques Machado. This was a historical period for jiu jitsu and this academy in particular as many world class jiu jitsu fighters came out of this amazing camp, fighters like Renzo Gracie, Roberto Correa, Helio “Soneca”, Vinicius Magalhaes, Roberto Atalla and many others.
In 1992 Atalla moved to the US for a short while and he took the opportunity to train in California with Rickson Gracie. He came back to Brazil in 1993 a changed fighter, awarding this change to the short exchange with the legendary Gracie.
Atalla received his blue belt from the former ADCC champion, Jean Jacques, but the Machado then moved to the USA so “Risada” spent the next few years training in different Gracie academies, spots like Renzo Gracie at “Lagoa” or the “Gracie Ipanema” academy, receiving his purple and brown belts during this period.
After an argument with the head coach of Gracie Barra, Carlos Gracie Jr., Roberto felt the need to change academies, and so he moved to the Rio Jiu Jitsu Club, a club that would later become BTT (Brazilian Top Team), there he met another pair of historical Jiu Jitsu figures, Murilo Bustamante and Sergio “Bolao” who would become Atalla’s instructors. He received his black belt in 1998 from Sergio “Bolao” Souza.
His first fight as a black belt was against the famous “Nino” Schembri, an established fighter that had been running through his division for some years. Atalla managed to break the submission streak of the Jiu Jitsu ace and almost got a submission of his own with a tight leg lock. In the end Nino ended winning the fight by 3 points (guard pass), though he was unable to continue the tournament because of an injury inflicted by Atalla.
Roberto moved to Europe shortly after, a bold choice at the time as he had no contacts in the Old Continent. He stayed in England first where he earned a living giving seminars, later he moved to the Netherlands for a short period before settling in Poland. Atalla’s first plan when he arrived was to stay in London as he knew the language, but the close contact with the polish people opened his heart to the Eastern European nation and so he moved there.
The Rio Grappling Club was founded by Roberto Atalla as a homage to the place where he trained before (Rio Jiu Jitsu Club). Atalla wanted to escape the internal politics of the big Jiu Jitsu teams and instead decided to form his own. Today Rio Grappling Club is a strong well established European team with fighters all over the continent.
Qui il Link:
http://www.bjjheroes.com/bjj-fighters/roberto-atalla
giovedì 15 luglio 2010
Morte al Lucingnolesimo

L’estate è iniziata e si sente, è tempo di staccare e divertirsi, nella testa tornato or ora da una vacanza in terra portoghese, mi sovviene un argomento che ho affrontato con alcuni fratelli ieri sera. La bella vita, le vacanze, la baldoria….il lucignolesimo.
Si è vero si deve staccare, SI è vero il riposo è parte integrante dell’allenamento, infine SI le vacanze devono essere motivo per rigenerarsi NON per distruggersi ... parlo così perché ho la coscienza sporca chiaro, ma anche perché sulla parte baldoria posso dire la mia quando mi ci metto.
Tornare alle 7 del mattino dopo una serata potente, non significa ricaricare le batterie, bersi decine di cuba e birrette manco, fumare men che meno. Sembrano frasi fatte, ma soprattutto quando si è adolescenti e si vuole fare gli splendidi si finisce per cadere nel vortice di queste serate UP, con i consueti strascichi del giorno dopo (il c.d. giorno del fantasma), quello in cui la sveglia è nel pomeriggio e tutti i bioritmi sono sfasati. Se poi la baldoria si protrae per più giorni consecutivi, emergono altri fattori: dislessia, insonnia, perdita della memoria etc. etc. etc. (senza contare rilassamento addominale e rughe varie). Domanda ne vale la pena!!!??? Non dico di non fare esperienze chiaro non sono un’orsolina, ma non siatene schiavi, domandatevi se senza gli eccessi siete in grado di divertirvi ugualmente (e se così non fosse … allora dovete rivedere il vostro stile di vita o la volontà di essere atleti my friend)
La cosiddetta bella vita, l’ozio, l’alcol, le droghe, le troie (non quelle a pagamento!!!), l’eccesso in generale, sono oramai diventati valori in questa società dell’apparire e siccome i valori che cerco di trasmettere nel mio piccolo sono ben altri è giusto rimarcarlo. Un'atleta deve a mio modo di vedere, vivere come un' atleta, anche e soprattutto fuori dalla palestra, altrimenti si corre il rischio di diventare dei balordi dei poco di buono, delle macchiette di se stessi, raggiungere un certo livello e non progredire; lo so sembrano frasi fatte e mi fanno sembrare un matusa, però il mio compito è anche informare l’atleta, non fare di certo il maestro di vita lungi da me, per quello ci sono genitori, libri, professori ed esempi più fulgidi ed integerrimi.
Il mio consiglio …..frequentare altri atleti, persone simili a voi, o a quello che volete essere, non quella manica di sfigati con le sopracciglia rifatte che girano con le braghe calate e la mutanda al vento.
Fine dello sfogo
martedì 6 luglio 2010
Chiusura corsi si riparte il 15 settembre.

Si chiudono i battenti e si tirano le somme all'RGC SESTRI LEVANTE.. Vediamo: 9 agonisti in 10 mesi (di cui 6 esordienti), medaglie ad ogni evento cui si è partecipato (anche nel k1 e nel Sanda dove si sono cimentati con successo Alessio Maggiani recentemente vittorioso nuovamente nella boxe e Federico Dentone ); due meritati passaggi di grado con Simone Conti e Davide Locatelli (per mano del Mestre in persona), 4/5 giovani agonisti di levatura, oltre ai soliti inossidabili della vecchia guardia. Due titoli italiani con Coccolino e l’Incu (qui in foto), vittorie anche all'estero. Non male per un team di provincia.
Anni fa quando con un manipolo di amici fondai questo team non mi sarei aspettato risultati così importati in breve tempo, il tutto senza scendere a compromessi e senza specchietti per le allodole (anche perché le allodole notoriamente non sono le benvenute nel nostro gruppo).
Lo confesso l’anno scorso ebbi problemi ad avere sparring competitivi in ogni disciplina, quest’anno grazie alle nuove promettenti leve, ho sempre avuto persone con cardio e preparazione da gara ad ogni sessione di allenamento, l’ideale per crescere sia come atleta che come gruppo. Il sentimento di appartenenza poi è molto cresciuto, grazie al collante naturale che sono le competizioni: condividere l’agonismo, le trasferte, la tensione, le vittorie, le sconfitte e soprattutto le estenuanti preparazioni unisce le persone e fortifica lo spirito.
Ringrazio nuovamente la vecchia guardia Simone Conti, Davide “la pazza” Locatelli e soprattutto Riccardo “Uomo Credenza” Garaventa per avermi sostituito a Dicembre durante l’assenza giapponese, nonché lo Sceriffo per aver accompagnato Cocco nella sua prima trasferta agonistica, un abbraccio alla donna biscotto (femmina bellicosa recentemente infortunatasi alla spalla) per essere stata sempre presente/agguerrita ed aver dato un pizzico di femminilità e buone maniere in una palestra di grebani da competizione.
Ringrazio giovani e meno giovani che si sono allenati con costanza ed allegria (anche quando si sputava sangue).
L’anno che verrà, sarà ancora più duro, il difficile è riconfermarsi, ma se il piglio sarà questo le soddisfazioni non mancheranno, perché solide fondamenta sono state gettate … grazie fratelli. Mi aspetto già dal gruppo attuale altri 2 o 3 agonisti chi vuol intendere intenda (traduco Jack,Demian e ....).
Infine un ringraziamento va alla nostra famiglia RGC Italia: a Metteone, Gianluca, Matteino, Erik, Raspa, Vanni, Alessio, Michele e a tutti i ragazzi che competono con i nostri colori.
Un abbraccio fraterno ai maestri Bernardo "fofino" Serrini e Roberto "risada" Atalla, la strada fatta è tanta, e tanta c’è né ancora da percorrere, però la via è quella giusta ed i risultati lo dimostrano, complimenti a voi e a noi tutti istruttori e atleti per quello che si sta costruendo.
RGC Sestri Presente.
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