mercoledì 4 agosto 2010

Domande marziali

Spesso i primi interrogativi che molti marzialisti si pongono sono: quale stile sia il migliore e se è meglio un’arte marziale tradizionale (AM) oppure uno sport da combattimento (SC).
Premesso che: tutti sono convinti di praticare lo stile migliore ed efficace del mondo, pertanto, mi forzerò mio malgrado di non fare un’apologia a Brazilian Jiu jitsu e Grappling (anche se a parer mio chi non ha provato sulla propria pelle l’efficacia di tali discipline non può considerare chiusa la propria ricerca).
La quasi totalità degli atleti del nostro team ha praticato, chi più chi meno, altri stili in altre scuole per svariati anni, io stesso nel mio percorso formativo ho praticato più stili e sono stato seguito da più istruttori/maestri.
Nel mio peregrinare e nell’incontrare atleti provenienti da altri stili ho rafforzato alcune convinzioni che sono divenute punti fermi nel mio vivere la pratica quotidiana.
Punto primo: l’uomo deve essere al centro di ogni cosa, ci sono discipline e tecniche che calzano a pennello a talune persone ed altre che sono assolutamente fuori luogo, è l’atleta fare la differenza (un 100kg non può lavorare con le tecniche di un 65 kg, un’atleta con leve lunghe non può lottare come un brevilineo), compito dell’istruttore non è creare cloni di se stesso ma promuovere il talento dell’atleta nelle direzioni più adatte al di lui spirito e fisico, alle volte suo malgrado consigliando altri sport/stili o sconsigliando l’agonismo.
Punto secondo: la forza e la resistenza spesso premiano nonostante una tecnica meno sopraffina (chi dice il contrario è un’ipocrita), senza un’adeguata preparazione atletica non si ottengono risultati (di Maradona ce ne sono pochi in giro). Non esistono vie brevi e misteri della fede. Senza sacrifici non si raggiungono risultati. Frasi fatte… forse, ma è bene imprimersele nella mente. Poi chi cerca percorsi esoterici può ritagliarsi il tempo per lo studio dell’energia … ma questo non deve essere a discapito dell’ “hardcore training”. Se si cerca il misticismo andate in un monastero non in una palestra. Non adagiatevi sugli allori attendendo la folgorazione sulla via di Damasco … là fuori è un brutto mondo.
Punto terzo: diffidare di chi impedisce ai propri allievi di allenarsi fuori dalla propria palestra ed in altri stili. Spesso dietro ai cosiddetti valori di fedeltà e a parole come tradimento ed infamia, sono celate le insicurezze degli istruttori. E’ importante promuovere scambi ed allenamenti in comune, questi consentono di apprendere metodologie di allenamento diverse ed accrescere il proprio bagaglio tecnico. Diffidate altresì di coloro che fanno i forti con i novizi, caricandoli come delle sveglie per dimostrare la propria superiorità (è dimostrazione di insicurezza, sempreché il novizio non sia un prepotente, in questo caso capire che nessuno è invincibile può essere molto educativo) e di quelli che non fanno sparring.
La sempreverde diatriba su cosa sia più efficacie tra arti marziali tradizionali e sport da combattimento, nell’ anno 2010 ha perso gran parte del suo significato (almeno per il sottoscritto).
Trovo anacronistiche gran parte delle tecniche con l’uso delle armi (la polvere pirica ne ha cancellato l’utilità), le arti marziali avevano come scopo primario alla loro nascita la salvaguardia dell’incolumità personale ed erano nate per la guerra … finalità anacronistica (almeno in questo maledetto bel paese … dove per costituzione art. 11 Cost si dice “l’Italia ripudia la guerra etc. etc.” sebbene sia un principio applicato con le solite nostre interpretazioni interessate) a meno che non si sia militari.
Dopodiché ognuno è libero di fare quello che vuole, dalla lotta nel fango, ai corsi di ricamo, purché si diverta e non faccia l’eroe in situazioni di pericolo mettendo a rischio se od altri.
Il risultato è che, salvo varie eccezioni ovviamente, spesso il percorso marziale di coloro che si dipingono tradizionalisti è un percorso di ricerca rivolto per i più a una ricerca interiore similmonastica o all’estetica, trascurando la parte atletica e il combattimento tout court, preferendo lo studio delle forme e dell’energia.
Il fatto di aver trascurato l’atletismo ed il contatto è stato un grande errore dei tradizionalisti moderni (questo è un ossimoro si si) i maestri cinesi, giapponesi, indiani, vietnamiti, coreani, filippini etc. etc., ponevano alla base dei loro insegnamenti una preparazione atletica estenuante e dedicavano il tempo restante allo studio dell’energia (o come lo si vuol chiamare). Ad es..leggendo il libro dei cinque anelli si può notare come Musashi dia per scontata la preparazione fisica del samurai (non appena mi verrà restituito il libro citerò la frase precipua ihihihih).
Come si fa a fare pratica senza praticare? Trovo la scusa “la mia arte è troppo letale” una sciocchezza pericolosa … perché tutti questi ragazzi/e che si illudono di avere imparato l’arte definitiva sono il più delle volte inermi in un contesto reale, facciano un bel giro in palestre di Pugilato, lotta, bjj, Thai ed affini per ridimensionarsi.
Compito dell’istruttore (ruolo che non mi calza ancora a pennello sentendomi ancora un'agonista) non è fare il maestro di vita, ma spiegare lo stile che si cerca di insegnare nel migliore dei modi conscio dei propri limiti, spingere gli allievi a fare esperienza e se hanno il fuoco dentro prepararli a competere, accettare il confronto forte delle proprie convinzioni ed esperienze e rispettare le scelte altrui.
Una persona più illuminata di me (soprattutto nello scalpo) ed immensamente più brutta, cui ho chiesto numi sull'argomento, mi ha detto “Un istruttore (per brutto che sia nel tuo caso...) deve sempre prendere la scelta migliore per l'allievo, e non cadere in facili egoismi. Purtroppo fare il maestro ha pochi pregi e molte possibili situazioni di delusione gay”.
Inutile dire che questa persona fa parte del mio team e proviene da Livorno….
Saggezza e finezza Rio Grappling Italia

1 commento:

  1. Il sor serrini
    Pur non riuscendo a rimanere serio in alcuna occassione da quando lo conosco.
    Ha sempre dimostrato, nonostante la poca avvenenza grande saggezza.
    Andrea L

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