Brazilian Jiu Jitsu, Luta livre e Grappling a Genova http://spartamma.blogspot.it/
lunedì 30 agosto 2010
Upgrade a Faixa roxa, Purple Belt, Cintura Viola
Venerdì 27 agosto ho ricevuto l'upgrade dal Maestro Roberto Atalla de Moraes fondatore del Rio Grappling Club, pluricampione mondiale e amico. Sono orgoglioso (ma non appagato) di aver raggiunto questo ambito traguardo e farò di tutto per onorare la cintura ed il mio team, gareggiando il più possibile in Italia ed all'estero.
Non sono mai stato un fautore delle cinture, "in altri sport, salvo eccezioni, si prendono per anzianità", forse anche per questo non ho mai negato la mia predilezione per il no gi.
Nel brazilian jiu jitsu però, ed in particolare nel nostro team, gli upgrade si raggiungono con le vittorie sui tatame e/o con l'effettiva dimostrazione di aver raggiunto un livello tecnico adeguato (non con forme o robe del genere claro). Ebbene qualche risultato (in italia ed all'estero) negli ultimi tempi l'ho ottenuto (forse meno di quanto seminato sic!!!), ma è soprattutto grazie all'appoggio dei ragazzi di Sestri (la falange di ignoranti) e l'immancabile supporto di Bernardo Serrini e dell'Rgc che posso affermare di essere cresciuto tecnicamente in ogni aspetto lottatorio, so che ho ancora tanto, tantissimo da imparare (mi basta guardare alcuni miei tecnicissimi compagni) ma credo che con l'abnegazione e l'appoggio del gruppo la scalata sarà meno ardua.
Ringrazio ancora Roberto per l'upgrate e per la cinghiata nei maroni (ihihih)
Obrigado
prossimo Post resoconto RGC camp
mercoledì 25 agosto 2010
Pensieri in Libertà sulla c.d. "Sestri Levante violenta"
Ultimamente il nostro bel comune, Sestri Levante (Genova), è balzato alle cronache per vari episodi di violenza giovanile (atti vandalici, bullismo e varie aggressioni alla persona).
Tempo addietro con alcuni fratelli ci eravamo trovati a discutere sul recente episodio avvenuto a Milano, dove un uomo di origine ucraina aveva ucciso a pugni una madre di famiglia, sotto gli occhi degli inerti astanti.
Ebbene tratto comune in queste deprecabili efferatezze (con le debite proporzioni ovviamente) è l’inerzia e la codardaggine della gente per strada, dei nostri benedetti compaesani, i cosiddetti benpensanti, capaci solamente di risentirsi e parlare, maledire le istituzioni, scendere in piazza e chiedere, chiedere, senza mai farsi un bell’esamino di coscienza...siamo diventati il paese dell’indignazione, una volta eravamo il paese del fare, colmo di gente altruista (o almeno sprovveduta ed impavida).
Arrivati a questo punto credo che tutti, nessuno escluso, ci si debba porre qualche interrogativo, il menefreghismo dilagante, il dire tanto se la sono cercata, la xenofobia (intesa letteralmente come “paura dello straniero” e per questo a mio modo di vedere complesso latente di inferiorità …. Ma saranno loro duri o saremo noi molli?), ed il politically correct.
Qui a Sestri non siamo di fronte ad un problema di integrazione, ma di educazione, di mancanza di svaghi e di una gioventù figlia di stereotipi televisivi (ragazzine troie e ragazzetti bulli…il coronismo per intenderci). La colpa non è dei giovani, almeno non tutta, loro sono figli di una società degenere, bensì di un’intera generazione che si è calata le braghe, che ha dimenticato ed annacquato i valori, che si è scordata di essere testicolomunita. I colpevoli sono gli stessi che non intervengono quando vedono un sopruso, che si indignano, ma non fanno nulla dinnanzi ad atti di inciviltà nel timore di ritorsioni, sono poi i primi che non rispettano le code e che si infuocano per questioni di viabilità (begli esempi!!!).
E’ scomparso il senso di comunità per fare il posto a quello del branco.
A coloro che mi chiedono corsi di autodifesa (specialmente femminile) io rispondo picche, sapere due mosse non vuol dire che si sia in grado di usarle all’occorrenza, non si può in qualche mese fare ad una persona un trapianto di testicoli chiaro, né armarsi è la soluzione, la gente armata è semplicemente insicura e complessata, e l’insicurezza è dilagante visto l’alto numero di persone che gira quantomeno con una lama (venite e provate ad allenarvi come gli agonisti ed i cambiamenti forse arriveranno).
Nel nostro piccolo uno dei valori che noi anziani (RGC Sestri) cerchiamo di trasmettere è il rispetto per il prossimo, non la paura, facendo sentire le persone parte di qualcosa, una coperta per pochi, senza aggressività chiaro ma presente, utilizzare valori familistici all’interno di un gruppo è questo, con i suoi pro e i suoi contro. Questo comporta che qualora ci fossero dei fratelli disgraziati, si controllano e talvolta gli si “tocca il tempo”. Compito dei fratelli maggiori è preoccuparsi dei minori. A prescindere delle conseguenze.
Non verranno mai tollerati attaccabrighe nella nostra famiglia e chi vorrà in futuro farne parte dovrà tenere ben a mente questo monito, sia chiaro questo non significa prostrasi di fronte alle vessazioni, non verranno tollerate nemmeno intromissioni nei nostri confronti o nei confronti di persone a noi vicine, intesa come prossimità spaziale. A buoni intenditori...
Tempo addietro con alcuni fratelli ci eravamo trovati a discutere sul recente episodio avvenuto a Milano, dove un uomo di origine ucraina aveva ucciso a pugni una madre di famiglia, sotto gli occhi degli inerti astanti.
Ebbene tratto comune in queste deprecabili efferatezze (con le debite proporzioni ovviamente) è l’inerzia e la codardaggine della gente per strada, dei nostri benedetti compaesani, i cosiddetti benpensanti, capaci solamente di risentirsi e parlare, maledire le istituzioni, scendere in piazza e chiedere, chiedere, senza mai farsi un bell’esamino di coscienza...siamo diventati il paese dell’indignazione, una volta eravamo il paese del fare, colmo di gente altruista (o almeno sprovveduta ed impavida).
Arrivati a questo punto credo che tutti, nessuno escluso, ci si debba porre qualche interrogativo, il menefreghismo dilagante, il dire tanto se la sono cercata, la xenofobia (intesa letteralmente come “paura dello straniero” e per questo a mio modo di vedere complesso latente di inferiorità …. Ma saranno loro duri o saremo noi molli?), ed il politically correct.
Qui a Sestri non siamo di fronte ad un problema di integrazione, ma di educazione, di mancanza di svaghi e di una gioventù figlia di stereotipi televisivi (ragazzine troie e ragazzetti bulli…il coronismo per intenderci). La colpa non è dei giovani, almeno non tutta, loro sono figli di una società degenere, bensì di un’intera generazione che si è calata le braghe, che ha dimenticato ed annacquato i valori, che si è scordata di essere testicolomunita. I colpevoli sono gli stessi che non intervengono quando vedono un sopruso, che si indignano, ma non fanno nulla dinnanzi ad atti di inciviltà nel timore di ritorsioni, sono poi i primi che non rispettano le code e che si infuocano per questioni di viabilità (begli esempi!!!).
E’ scomparso il senso di comunità per fare il posto a quello del branco.
A coloro che mi chiedono corsi di autodifesa (specialmente femminile) io rispondo picche, sapere due mosse non vuol dire che si sia in grado di usarle all’occorrenza, non si può in qualche mese fare ad una persona un trapianto di testicoli chiaro, né armarsi è la soluzione, la gente armata è semplicemente insicura e complessata, e l’insicurezza è dilagante visto l’alto numero di persone che gira quantomeno con una lama (venite e provate ad allenarvi come gli agonisti ed i cambiamenti forse arriveranno).
Nel nostro piccolo uno dei valori che noi anziani (RGC Sestri) cerchiamo di trasmettere è il rispetto per il prossimo, non la paura, facendo sentire le persone parte di qualcosa, una coperta per pochi, senza aggressività chiaro ma presente, utilizzare valori familistici all’interno di un gruppo è questo, con i suoi pro e i suoi contro. Questo comporta che qualora ci fossero dei fratelli disgraziati, si controllano e talvolta gli si “tocca il tempo”. Compito dei fratelli maggiori è preoccuparsi dei minori. A prescindere delle conseguenze.
Non verranno mai tollerati attaccabrighe nella nostra famiglia e chi vorrà in futuro farne parte dovrà tenere ben a mente questo monito, sia chiaro questo non significa prostrasi di fronte alle vessazioni, non verranno tollerate nemmeno intromissioni nei nostri confronti o nei confronti di persone a noi vicine, intesa come prossimità spaziale. A buoni intenditori...
lunedì 23 agosto 2010
Comunicazione di servizio
I corsi del Rio Grappling Club Sestri Levante riprenderanno il 20 settembre ore 20:00.
Gli iscritti possono allenarsi presso la Chiavari Ring (lotta chiavari) sino a tale data.
Chi vuole allenarsi o vuole provare può contattarci al numero di telefono a lato.
La stagione sta per cominciare tenetevi pronti.
Il camp con il maestro Roberto Atalla inizia oggi, per coloro che intendono partecipare, anche per pochi giorni, ogni informazione può essere individuata sul sito del Rio Grappling Club Ferrara (link negli amici Rgc a lato).
RGC Sestri presente
Gli iscritti possono allenarsi presso la Chiavari Ring (lotta chiavari) sino a tale data.
Chi vuole allenarsi o vuole provare può contattarci al numero di telefono a lato.
La stagione sta per cominciare tenetevi pronti.
Il camp con il maestro Roberto Atalla inizia oggi, per coloro che intendono partecipare, anche per pochi giorni, ogni informazione può essere individuata sul sito del Rio Grappling Club Ferrara (link negli amici Rgc a lato).
RGC Sestri presente
mercoledì 4 agosto 2010
Domande marziali
Spesso i primi interrogativi che molti marzialisti si pongono sono: quale stile sia il migliore e se è meglio un’arte marziale tradizionale (AM) oppure uno sport da combattimento (SC).
Premesso che: tutti sono convinti di praticare lo stile migliore ed efficace del mondo, pertanto, mi forzerò mio malgrado di non fare un’apologia a Brazilian Jiu jitsu e Grappling (anche se a parer mio chi non ha provato sulla propria pelle l’efficacia di tali discipline non può considerare chiusa la propria ricerca).
La quasi totalità degli atleti del nostro team ha praticato, chi più chi meno, altri stili in altre scuole per svariati anni, io stesso nel mio percorso formativo ho praticato più stili e sono stato seguito da più istruttori/maestri.
Nel mio peregrinare e nell’incontrare atleti provenienti da altri stili ho rafforzato alcune convinzioni che sono divenute punti fermi nel mio vivere la pratica quotidiana.
Punto primo: l’uomo deve essere al centro di ogni cosa, ci sono discipline e tecniche che calzano a pennello a talune persone ed altre che sono assolutamente fuori luogo, è l’atleta fare la differenza (un 100kg non può lavorare con le tecniche di un 65 kg, un’atleta con leve lunghe non può lottare come un brevilineo), compito dell’istruttore non è creare cloni di se stesso ma promuovere il talento dell’atleta nelle direzioni più adatte al di lui spirito e fisico, alle volte suo malgrado consigliando altri sport/stili o sconsigliando l’agonismo.
Punto secondo: la forza e la resistenza spesso premiano nonostante una tecnica meno sopraffina (chi dice il contrario è un’ipocrita), senza un’adeguata preparazione atletica non si ottengono risultati (di Maradona ce ne sono pochi in giro). Non esistono vie brevi e misteri della fede. Senza sacrifici non si raggiungono risultati. Frasi fatte… forse, ma è bene imprimersele nella mente. Poi chi cerca percorsi esoterici può ritagliarsi il tempo per lo studio dell’energia … ma questo non deve essere a discapito dell’ “hardcore training”. Se si cerca il misticismo andate in un monastero non in una palestra. Non adagiatevi sugli allori attendendo la folgorazione sulla via di Damasco … là fuori è un brutto mondo.
Punto terzo: diffidare di chi impedisce ai propri allievi di allenarsi fuori dalla propria palestra ed in altri stili. Spesso dietro ai cosiddetti valori di fedeltà e a parole come tradimento ed infamia, sono celate le insicurezze degli istruttori. E’ importante promuovere scambi ed allenamenti in comune, questi consentono di apprendere metodologie di allenamento diverse ed accrescere il proprio bagaglio tecnico. Diffidate altresì di coloro che fanno i forti con i novizi, caricandoli come delle sveglie per dimostrare la propria superiorità (è dimostrazione di insicurezza, sempreché il novizio non sia un prepotente, in questo caso capire che nessuno è invincibile può essere molto educativo) e di quelli che non fanno sparring.
La sempreverde diatriba su cosa sia più efficacie tra arti marziali tradizionali e sport da combattimento, nell’ anno 2010 ha perso gran parte del suo significato (almeno per il sottoscritto).
Trovo anacronistiche gran parte delle tecniche con l’uso delle armi (la polvere pirica ne ha cancellato l’utilità), le arti marziali avevano come scopo primario alla loro nascita la salvaguardia dell’incolumità personale ed erano nate per la guerra … finalità anacronistica (almeno in questo maledetto bel paese … dove per costituzione art. 11 Cost si dice “l’Italia ripudia la guerra etc. etc.” sebbene sia un principio applicato con le solite nostre interpretazioni interessate) a meno che non si sia militari.
Dopodiché ognuno è libero di fare quello che vuole, dalla lotta nel fango, ai corsi di ricamo, purché si diverta e non faccia l’eroe in situazioni di pericolo mettendo a rischio se od altri.
Il risultato è che, salvo varie eccezioni ovviamente, spesso il percorso marziale di coloro che si dipingono tradizionalisti è un percorso di ricerca rivolto per i più a una ricerca interiore similmonastica o all’estetica, trascurando la parte atletica e il combattimento tout court, preferendo lo studio delle forme e dell’energia.
Il fatto di aver trascurato l’atletismo ed il contatto è stato un grande errore dei tradizionalisti moderni (questo è un ossimoro si si) i maestri cinesi, giapponesi, indiani, vietnamiti, coreani, filippini etc. etc., ponevano alla base dei loro insegnamenti una preparazione atletica estenuante e dedicavano il tempo restante allo studio dell’energia (o come lo si vuol chiamare). Ad es..leggendo il libro dei cinque anelli si può notare come Musashi dia per scontata la preparazione fisica del samurai (non appena mi verrà restituito il libro citerò la frase precipua ihihihih).
Come si fa a fare pratica senza praticare? Trovo la scusa “la mia arte è troppo letale” una sciocchezza pericolosa … perché tutti questi ragazzi/e che si illudono di avere imparato l’arte definitiva sono il più delle volte inermi in un contesto reale, facciano un bel giro in palestre di Pugilato, lotta, bjj, Thai ed affini per ridimensionarsi.
Compito dell’istruttore (ruolo che non mi calza ancora a pennello sentendomi ancora un'agonista) non è fare il maestro di vita, ma spiegare lo stile che si cerca di insegnare nel migliore dei modi conscio dei propri limiti, spingere gli allievi a fare esperienza e se hanno il fuoco dentro prepararli a competere, accettare il confronto forte delle proprie convinzioni ed esperienze e rispettare le scelte altrui.
Una persona più illuminata di me (soprattutto nello scalpo) ed immensamente più brutta, cui ho chiesto numi sull'argomento, mi ha detto “Un istruttore (per brutto che sia nel tuo caso...) deve sempre prendere la scelta migliore per l'allievo, e non cadere in facili egoismi. Purtroppo fare il maestro ha pochi pregi e molte possibili situazioni di delusione gay”.
Inutile dire che questa persona fa parte del mio team e proviene da Livorno….
Saggezza e finezza Rio Grappling Italia
Premesso che: tutti sono convinti di praticare lo stile migliore ed efficace del mondo, pertanto, mi forzerò mio malgrado di non fare un’apologia a Brazilian Jiu jitsu e Grappling (anche se a parer mio chi non ha provato sulla propria pelle l’efficacia di tali discipline non può considerare chiusa la propria ricerca).
La quasi totalità degli atleti del nostro team ha praticato, chi più chi meno, altri stili in altre scuole per svariati anni, io stesso nel mio percorso formativo ho praticato più stili e sono stato seguito da più istruttori/maestri.
Nel mio peregrinare e nell’incontrare atleti provenienti da altri stili ho rafforzato alcune convinzioni che sono divenute punti fermi nel mio vivere la pratica quotidiana.
Punto primo: l’uomo deve essere al centro di ogni cosa, ci sono discipline e tecniche che calzano a pennello a talune persone ed altre che sono assolutamente fuori luogo, è l’atleta fare la differenza (un 100kg non può lavorare con le tecniche di un 65 kg, un’atleta con leve lunghe non può lottare come un brevilineo), compito dell’istruttore non è creare cloni di se stesso ma promuovere il talento dell’atleta nelle direzioni più adatte al di lui spirito e fisico, alle volte suo malgrado consigliando altri sport/stili o sconsigliando l’agonismo.
Punto secondo: la forza e la resistenza spesso premiano nonostante una tecnica meno sopraffina (chi dice il contrario è un’ipocrita), senza un’adeguata preparazione atletica non si ottengono risultati (di Maradona ce ne sono pochi in giro). Non esistono vie brevi e misteri della fede. Senza sacrifici non si raggiungono risultati. Frasi fatte… forse, ma è bene imprimersele nella mente. Poi chi cerca percorsi esoterici può ritagliarsi il tempo per lo studio dell’energia … ma questo non deve essere a discapito dell’ “hardcore training”. Se si cerca il misticismo andate in un monastero non in una palestra. Non adagiatevi sugli allori attendendo la folgorazione sulla via di Damasco … là fuori è un brutto mondo.
Punto terzo: diffidare di chi impedisce ai propri allievi di allenarsi fuori dalla propria palestra ed in altri stili. Spesso dietro ai cosiddetti valori di fedeltà e a parole come tradimento ed infamia, sono celate le insicurezze degli istruttori. E’ importante promuovere scambi ed allenamenti in comune, questi consentono di apprendere metodologie di allenamento diverse ed accrescere il proprio bagaglio tecnico. Diffidate altresì di coloro che fanno i forti con i novizi, caricandoli come delle sveglie per dimostrare la propria superiorità (è dimostrazione di insicurezza, sempreché il novizio non sia un prepotente, in questo caso capire che nessuno è invincibile può essere molto educativo) e di quelli che non fanno sparring.
La sempreverde diatriba su cosa sia più efficacie tra arti marziali tradizionali e sport da combattimento, nell’ anno 2010 ha perso gran parte del suo significato (almeno per il sottoscritto).
Trovo anacronistiche gran parte delle tecniche con l’uso delle armi (la polvere pirica ne ha cancellato l’utilità), le arti marziali avevano come scopo primario alla loro nascita la salvaguardia dell’incolumità personale ed erano nate per la guerra … finalità anacronistica (almeno in questo maledetto bel paese … dove per costituzione art. 11 Cost si dice “l’Italia ripudia la guerra etc. etc.” sebbene sia un principio applicato con le solite nostre interpretazioni interessate) a meno che non si sia militari.
Dopodiché ognuno è libero di fare quello che vuole, dalla lotta nel fango, ai corsi di ricamo, purché si diverta e non faccia l’eroe in situazioni di pericolo mettendo a rischio se od altri.
Il risultato è che, salvo varie eccezioni ovviamente, spesso il percorso marziale di coloro che si dipingono tradizionalisti è un percorso di ricerca rivolto per i più a una ricerca interiore similmonastica o all’estetica, trascurando la parte atletica e il combattimento tout court, preferendo lo studio delle forme e dell’energia.
Il fatto di aver trascurato l’atletismo ed il contatto è stato un grande errore dei tradizionalisti moderni (questo è un ossimoro si si) i maestri cinesi, giapponesi, indiani, vietnamiti, coreani, filippini etc. etc., ponevano alla base dei loro insegnamenti una preparazione atletica estenuante e dedicavano il tempo restante allo studio dell’energia (o come lo si vuol chiamare). Ad es..leggendo il libro dei cinque anelli si può notare come Musashi dia per scontata la preparazione fisica del samurai (non appena mi verrà restituito il libro citerò la frase precipua ihihihih).
Come si fa a fare pratica senza praticare? Trovo la scusa “la mia arte è troppo letale” una sciocchezza pericolosa … perché tutti questi ragazzi/e che si illudono di avere imparato l’arte definitiva sono il più delle volte inermi in un contesto reale, facciano un bel giro in palestre di Pugilato, lotta, bjj, Thai ed affini per ridimensionarsi.
Compito dell’istruttore (ruolo che non mi calza ancora a pennello sentendomi ancora un'agonista) non è fare il maestro di vita, ma spiegare lo stile che si cerca di insegnare nel migliore dei modi conscio dei propri limiti, spingere gli allievi a fare esperienza e se hanno il fuoco dentro prepararli a competere, accettare il confronto forte delle proprie convinzioni ed esperienze e rispettare le scelte altrui.
Una persona più illuminata di me (soprattutto nello scalpo) ed immensamente più brutta, cui ho chiesto numi sull'argomento, mi ha detto “Un istruttore (per brutto che sia nel tuo caso...) deve sempre prendere la scelta migliore per l'allievo, e non cadere in facili egoismi. Purtroppo fare il maestro ha pochi pregi e molte possibili situazioni di delusione gay”.
Inutile dire che questa persona fa parte del mio team e proviene da Livorno….
Saggezza e finezza Rio Grappling Italia
martedì 3 agosto 2010
Spunti di riflessione
Il nostro fratello Max De Michelis (Rgc La spezia) mi ha fatto conoscere il pensiero di Xande Ribeiro (noto campione di BJJ) sul regolamento del BJJ (lascio lo sfogo di Xande in inglese in quanto facilmente traducibile):
"BJJ rules are messing up what jiu-jitsu really is. People are fighting for the advantage, for ...the point and for the win, but what about attacking the arm, triangles, chokes, collar chokes? Now jiu-jitsu is all about the sweeps, about holding the legs and stalling - nobody attacks anymore. Please people, lets fight, lets see the truth. Now jiu-jitsu is reduce to halfs, fifty-fiftys, 1/4 guards. Oh my God, this is terrible, they are ruining the ART and the sport is boring. Where are the takedowns? No, flying half guards and sitting on the butt. Where are the hands in the collar, X-chokes, triangles?"
Parole sante a mio modo di vedere.
Mi ero soffermato su constatazioni analoghe, senza però approfondire, in occasione della gara di Bjj di Torino, dopodiché leggendo un articolo di Max pubblicato sul blog di Bernardo Serrini http://branquino.blogspot.com/2010/07/il-jiu-jitsu-competitivo-rappresenta.html , ho deciso di sviscerare alcune sensazioni.
Nel mio piccolo credo che imparare i principi sia il modo migliore di apprendere qualsiasi cosa, nel lavoro nello studio e nelle arti marziali. Credo che l’aver dato enfasi a trick e guardie strappa-vantaggi a discapito di posizioni e sottomissioni, seppur pagando da un punto di vista puramente competitivo, stia svilendo l’efficacia di uno stile, che nasce come arte marziale tout court e non come sport (sembro un vecchio quando parlo così … SC/AM è una distinzione che cmq trovo anacronistica e su cui prima o poi dovrò confrontarmi ).
Il bjj che preferisco è quello d’attacco e basico, movimento, posizione, sottomissione (alla Roger Gracie, o alla Jacare sia chiaro basico ma altamente spettacolare)… efficace e chirurgico (trasponibile in contesti con i colpi per intenderci). Lo stile che una volta provato sulla propria pelle cancella ogni esperienza marziale passata, perchè la sensazione che un non praticante prova cimentandosi nel bjj è di pura impotenza, o meglio era, perché queste nuove forme di combattimento a mio modo di vedere allontano dalla pratica chi non riesce a percepirne la tecnicità, perché difficilmente comprensibili e scarsamente applicabili al contesto reale.
Chiaro anch'io odio l'autodifesa colpo parata leva e cagate codificate varie etc etc. come più volte scritto (basta leggere a lato del blog per capire il mio pensiero), ma il bjj non nasce per prendere dei punti, nasce per finalizzare o acquisire posizioni dominanti,è questa la sua forza è questa, a mio modo di vedere, la sua bellezza.
Di sto passo si rischia di finire come il judo sportivo che abbandonando il ne-waza ha perso parte del proprio essere snaturandosi, giungendo sino alle ultime assurde distorsioni regolamentari (non valgono più le entrate alle gambe per intenderci).
La politica dei vantaggi e del privilegiare la guardia, ha portato ad un Bjj sportivo fatto di “50/50, salti in mezza guardia e gente che parte da seduto” citando Xande, pieno di giochetti volti ad approfittare di un regolamento che spinge gli atleti a lottare per i vantaggi. Non dico di eliminare queste evoluzioni che sono connaturate alla maturazione di questa splendida disciplina, ma il non prevedere passività, premiando altresì le posizioni con vantaggi lo trovo deprimente.
Riporto infine un’altra frase sempre scovata dal grande Max fatta da Roger Gracie ( maestro/atleta pluricampione mondiale alla cui corte attualmente si sta allenando il nostro Leonardo Moscatelli) , che rappresenta il mio modo di vedere e praticare il bjj ed il grappling:
“ I think the way that I fight is a reflection of myself, because I’m a very calm person. For me, jiu-jitsu is simple. People want to complicate a lot, doing flying things… that’s the harder part. For me it’s much easier if you do it simple - you just have to do it right. I do jiu-jitsu just like everyone else - you just got to be tighter". Roger Gracie
Bjj is simple. E per me semplice è meglio.
Da agonista ritengo buona parte delle tecniche che si vedono nei video inapplicabili su avversari dotati di un minimo di fisicità ed esperienza. E siccome sono contrario a chi gareggia in categorie “mi piace vincere facile” trovo una perdita di tempo insegnare sottomissioni astruse frizzi e lazzi che entrerebbero solo contro scappati di casa. Ritengo più proficuo focalizzare la pratica su quello che entra veramente. Enfatizzando posizioni ed i principi.
Poi una volta che uno è perfettamente a suo agio e respira Jiu jitsu, si possono studiare variazioni e trick (non ancora il mio caso purtroppo)
Si deve accettare il presente e guardare al futuro ricordandosi del passato. Quindi ben vengano le evoluzioni ma non stravolgiamo la disciplina marziale che ha ridimensionato tutte le altre.
Fine
grazie Max
"BJJ rules are messing up what jiu-jitsu really is. People are fighting for the advantage, for ...the point and for the win, but what about attacking the arm, triangles, chokes, collar chokes? Now jiu-jitsu is all about the sweeps, about holding the legs and stalling - nobody attacks anymore. Please people, lets fight, lets see the truth. Now jiu-jitsu is reduce to halfs, fifty-fiftys, 1/4 guards. Oh my God, this is terrible, they are ruining the ART and the sport is boring. Where are the takedowns? No, flying half guards and sitting on the butt. Where are the hands in the collar, X-chokes, triangles?"
Parole sante a mio modo di vedere.
Mi ero soffermato su constatazioni analoghe, senza però approfondire, in occasione della gara di Bjj di Torino, dopodiché leggendo un articolo di Max pubblicato sul blog di Bernardo Serrini http://branquino.blogspot.com/2010/07/il-jiu-jitsu-competitivo-rappresenta.html , ho deciso di sviscerare alcune sensazioni.
Nel mio piccolo credo che imparare i principi sia il modo migliore di apprendere qualsiasi cosa, nel lavoro nello studio e nelle arti marziali. Credo che l’aver dato enfasi a trick e guardie strappa-vantaggi a discapito di posizioni e sottomissioni, seppur pagando da un punto di vista puramente competitivo, stia svilendo l’efficacia di uno stile, che nasce come arte marziale tout court e non come sport (sembro un vecchio quando parlo così … SC/AM è una distinzione che cmq trovo anacronistica e su cui prima o poi dovrò confrontarmi ).
Il bjj che preferisco è quello d’attacco e basico, movimento, posizione, sottomissione (alla Roger Gracie, o alla Jacare sia chiaro basico ma altamente spettacolare)… efficace e chirurgico (trasponibile in contesti con i colpi per intenderci). Lo stile che una volta provato sulla propria pelle cancella ogni esperienza marziale passata, perchè la sensazione che un non praticante prova cimentandosi nel bjj è di pura impotenza, o meglio era, perché queste nuove forme di combattimento a mio modo di vedere allontano dalla pratica chi non riesce a percepirne la tecnicità, perché difficilmente comprensibili e scarsamente applicabili al contesto reale.
Chiaro anch'io odio l'autodifesa colpo parata leva e cagate codificate varie etc etc. come più volte scritto (basta leggere a lato del blog per capire il mio pensiero), ma il bjj non nasce per prendere dei punti, nasce per finalizzare o acquisire posizioni dominanti,è questa la sua forza è questa, a mio modo di vedere, la sua bellezza.
Di sto passo si rischia di finire come il judo sportivo che abbandonando il ne-waza ha perso parte del proprio essere snaturandosi, giungendo sino alle ultime assurde distorsioni regolamentari (non valgono più le entrate alle gambe per intenderci).
La politica dei vantaggi e del privilegiare la guardia, ha portato ad un Bjj sportivo fatto di “50/50, salti in mezza guardia e gente che parte da seduto” citando Xande, pieno di giochetti volti ad approfittare di un regolamento che spinge gli atleti a lottare per i vantaggi. Non dico di eliminare queste evoluzioni che sono connaturate alla maturazione di questa splendida disciplina, ma il non prevedere passività, premiando altresì le posizioni con vantaggi lo trovo deprimente.
Riporto infine un’altra frase sempre scovata dal grande Max fatta da Roger Gracie ( maestro/atleta pluricampione mondiale alla cui corte attualmente si sta allenando il nostro Leonardo Moscatelli) , che rappresenta il mio modo di vedere e praticare il bjj ed il grappling:
“ I think the way that I fight is a reflection of myself, because I’m a very calm person. For me, jiu-jitsu is simple. People want to complicate a lot, doing flying things… that’s the harder part. For me it’s much easier if you do it simple - you just have to do it right. I do jiu-jitsu just like everyone else - you just got to be tighter". Roger Gracie
Bjj is simple. E per me semplice è meglio.
Da agonista ritengo buona parte delle tecniche che si vedono nei video inapplicabili su avversari dotati di un minimo di fisicità ed esperienza. E siccome sono contrario a chi gareggia in categorie “mi piace vincere facile” trovo una perdita di tempo insegnare sottomissioni astruse frizzi e lazzi che entrerebbero solo contro scappati di casa. Ritengo più proficuo focalizzare la pratica su quello che entra veramente. Enfatizzando posizioni ed i principi.
Poi una volta che uno è perfettamente a suo agio e respira Jiu jitsu, si possono studiare variazioni e trick (non ancora il mio caso purtroppo)
Si deve accettare il presente e guardare al futuro ricordandosi del passato. Quindi ben vengano le evoluzioni ma non stravolgiamo la disciplina marziale che ha ridimensionato tutte le altre.
Fine
grazie Max
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